Elezioni sì, elezioni no: in Polonia l’epidemia divide il governo
Europa Kaczynski insiste per svolgere le presidenziali il 10 maggio, ma gli alleati di destra propongono di modificare la costituzione. Allarme tra le opposizioni che chiedono di dare priorità a disoccupati e lavoratori a rischio licenziamento
Europa Kaczynski insiste per svolgere le presidenziali il 10 maggio, ma gli alleati di destra propongono di modificare la costituzione. Allarme tra le opposizioni che chiedono di dare priorità a disoccupati e lavoratori a rischio licenziamento
È caos politico a Varsavia mentre le crepe nel governo della coalizione di destra guidata dai populisti di Diritto e giustizia (PiS) diventano sempre più evidenti.
Con l’aggravarsi in Polonia dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 le elezioni presidenziali rischiano di slittare in data da definirsi.
Un’ipotesi accettata da tutti gli schieramenti politici ma non dal numero uno del PiS Jarosław Kaczynski che insiste per andare al voto il prossimo 10 maggio: «In questo momento non ci sono le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza. Per questo da un punto di vista costituzionale non ci sarebbe la possibilità di rinviare le elezioni».
Se i polacchi dovessero recarsi fisicamente alle urne il mese prossimo la curva dei contagi potrebbe aumentare in modo esponenziale anche usando tutte le precauzioni possibili: secondo le previsioni meno ottimistiche si potrebbero sfiorare i 4 milioni di casi entro fine giugno.
Attualmente il numero di persone contagiate dal virus ha superato quota 3mila facendo oltre 60 vittime in tutto il paese. Ma il numero di morti da Covid-19 in Polonia è forse più alto: i medici non effettuano tamponi post mortem negli ospedali mentre il virus non figura sempre come «causa immediata» del decesso nei certificati di morte.
Kaczynski sembra disposto a tutto pur di non posticipare le elezioni convinto che anche uno slittamento di pochi mesi – quando la Polonia dovrà fare i conti con i costi sociali ed economici della pandemia – potrebbe nuocere al candidato del PiS Andrzej Duda in lizza per un secondo mandato al palazzo del Belweder.
E per questo che nella serata di ieri il Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, avrebbe dovuto votare un provvedimento per organizzare le elezioni interamente per corrispondenza. Un’ipotesi poi scartata dal PiS quando è risultato chiaro che i 18 parlamentari della formazione di destra Porozumienie (Accordo) del vicepremier polacco Jarosław Gowin, tradizionalmente alleata del PiS, avrebbero votato contro.
«Le elezioni non possono svolgersi il 10 maggio. La realtà costituzionale è questa, non un’altra», ha argomentato Gowin. Il vicepremier ha invece proposto di sottoporre alle camere una modifica della costituzione per portare da 5 a 7 anni la durata del mandato presidenziale. Con questa variante Duda resterebbe in carica altri due anni senza avere però la possibilità di ricandidarsi.
Ma l’ottenimento della maggioranza qualificata dei due terzi al Sejm per cambiare la costituzione resta un’impresa impossibile senza l’appoggio in aula dell’opposizione.
«Gowin si presenta con un’idea assurda per manomettere la costituzione. Smettiamola di occuparci di ipotesi sciocche. Dobbiamo fermare i licenziamenti e aiutare i disoccupati che stanno perdendo i propri mezzi di sostentamento», ha dichiarato Robert Biedron del partito della sinistra progressista Wiosna (Primavera), anch’egli in corsa alla presidenziali.
In effetti per spostare le date del voto non ci sarebbe bisogno di alterare la costituzione: l’articolo 228 già prevede la possibilità di bloccare per tre mesi lo svolgimento delle elezioni dichiarando lo stato di emergenza.
Opzione che continua a essere scartata dalla dirigenza del PiS che spera di poter accontentare Kaczynski ancora convinto di andare alle urne a maggio nonostante la situazione sempre più difficile del paese.
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