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Ecuador al ballottaggio. Ma la vera sorpresa è l’assenza di violenza

Un seggio elettorale in Ecuador foto ApUn seggio nella capitale Quito, tra imponenti misure di sicurezza – Ap/Carlos Noriega

America latina Al primo turno vince la correista González, segue lo sconosciuto 35enne Noboa. Nessun incidente dopo una vigilia di sangue. Un voto storico: il paese destinato alla prima presidente donna o al più giovane della sua storia

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 agosto 2023

L’Ecuador andrà al ballottaggio il prossimo 15 ottobre e sarà ancora una volta una competizione tra i sostenitori del partito di Rafael Correa e i suoi oppositori. Un film già andato in onda nel 2021. Allora non finì bene per l’ex presidente che governò dal 2007 al 2017 nel contesto della sinistra latinoamericana di inizio millennio.

Ma in questa prima tornata la sua candidata, Luisa González, può cantare vittoria con oltre tre milioni di voti e il 33% delle preferenze. La maggioranza, ma non sufficiente a vincere subito: per evitare il ballottaggio è richiesto il 40% dei voti e una distanza di dieci punti dal secondo candidato.

CIONONOSTANTE, in conferenza stampa González si è presentata sicura di sé: «È la prima volta nella storia dell’Ecuador che una donna ottiene una percentuale così alta, vincendo le elezioni», ha esordito quando appena il 25% dei voti era stato scrutinato. A sfidarla al ballottaggio sarà il 35enne Daniel Noboa dell’alleanza Azione democratica nazionale. In molti non avevano nemmeno idea di chi fosse fino al dibattito elettorale dello scorso lunedì, ma domenica ha ottenuto più di due milioni di voti (il 23%).

Imprenditore e figlio di un magnate della produzione di banane più volte candidato alla presidenza della repubblica, Noboa ha puntato tutta la sua comunicazione sulla promessa di creare opportunità lavorative per i più giovani. «So come attrarre gli investimenti stranieri, riattivare la produzione, il commercio e generale lavoro, mentre i politici corrotti non ne hanno idea», ha dichiarato durante la campagna.

Delusione invece per Jan Topic, il candidato del «pugno di ferro» contro il crimine organizzato, che ha ottenuto solo il 14% dei voti. I suoi piani per dotare la polizia di armi e veicoli allo stato dell’arte non sono bastati a farlo percepire come un candidato credibile.

La festa di Luisa González a Quito foto (foto Ap/Carlos Noriega)

Ma la vera notizia è forse che la giornata elettorale è trascorsa in assoluta tranquillità. Un risultato non scontato, visti i diversi omicidi di dirigenti politici che hanno insanguinato le scorse settimane. Ancora alla vigilia, l’emittente tv Teleamazonas raccontava di diverse sparatorie nella città di Esmeraldas, una delle zone più colpite dalla presenza di bande di narcos sia ecuadoriane che colombiane. La polizia locale ha assicurato che nessuno degli scontri poteva ritenersi legato al processo elettorale.

NEL PRIMO POMERIGGIO una sensazione di sollievo per lo svolgersi regolare delle votazioni ha iniziato così a diffondersi tra gli elettori che varcavano le porte del Collegio centrale tecnico, una delle sezioni con più elettori della capitale. Da subito è stato evidente che le speranze dei correisti di vincere al primo turno difficilmente si sarebbero realizzate, visto che diversi elettori associano il loro nome alla diffusione della corruzione.

«Non vogliamo tornare al Paese di dieci anni fa», dice Priscilla, medica di 50 anni che ha scelto di votare per Christian Zurita, giornalista che ha preso il posto di Fernando Villavicencio, il candidato anticorruzione assassinato a colpi di pistola. Alla fine, il loro partito, il Movimento Costruire, arriverà terzo.

Noboa sembra invece aver fatto breccia tra i giovani. «Sa quello di cui parla», racconta al manifesto Javier, che ha 26 anni e lavora come commesso in una bancarella di dolciumi vicino alla Piazza dell’Indipendenza, a pochi metri dal palazzo presidenziale di Carondelet. È stato il dibattito elettorale dello scorso lunedì a convincerlo ad appoggiare il giovane candidato: «Correa lasciò bene il paese, e le persone più grandi sono legate a questo. Ma le generazioni più giovani vogliono guardare al futuro».

COME PERÒ ACCADDE già nel 2021, la base storica della Rivoluzione cittadina mantiene una solidità che nessuna altra formazione politica può vantare. Jaime ha 69 anni e ha passato tutta la vita a lavorare nelle corride. Ogni giorno si ritrova con altri quattro colleghi, quasi tutti in pensione, al caffè Juan Fragonero. E tutti e cinque non hanno dubbi: «Io voto Rafael Correa, che è rappresentato dalla Luisa». Per loro è un ragionamento lineare: «Con il suo governo abbiamo avuto sicurezza, non la violenza che oggi vediamo tutti i giorni».

Per aspettare i risultati, questo blocco inscalfibile ha scelto il quartiere di Chillogallo nel sud di Quito, un vero e proprio bastione del partito. Qui, gli alti palazzi degli uffici danno il passo a bassi muri di cinta grigi, su cui compaiono le scritte «Vota 5», la sigla della Rivoluzione cittadina.

I sostenitori si radunano sotto uno enorme manifesto che ritrae González con il lemma «La risurrezione della patria: sicurezza, lavoro, benessere». All’uscita dei primi exit poll iniziano i festeggiamenti. Ma lo spettro del 2021, quando il candidato correista Andrés Arauz vinse al primo turno per poi venire battuto da Guillermo Lasso al ballottaggio, incombe ancora su di loro.

Se Noboa dovesse ottenere tutti i voti di Zurita e Topic non ci sarebbe storia. Eventualità tutt’altro che remota, dato che il candidato di Adn non ha escluso in conferenza stampa una futura collaborazione: «Non ho nulla contro di Topic, è una persona che considero abbia avuto buone intenzioni in queste elezioni, abbiamo avuto una conversazione per vedere in che modo può aiutare sul tema della sicurezza».

CHIUNQUE VINCERÀ si troverà a reggere l’Ecuador per solo un anno e mezzo e dovrà affrontare immediatamente la piaga della violenza dilagante a causa delle bande impegnate nel narcotraffico. Quelle appena concluse sono state infatti elezioni anticipate, decretate dopo che il presidente uscente Lasso aveva deciso lo scioglimento dell’Assemblea nazionale per evitare una procedura di impeachment. Il nuovo governo eletto, di conseguenza, durerà solo fino alla scadenza naturale della precedente legislatura.

Proprio per questo, alcuni degli oppositori di González temono che la sua candidatura sia solo uno stratagemma per garantire un indulto a Correa, che oggi risiede in Belgio e sulla cui testa pende una condanna per corruzione. Eventualità che la candidata ha comunque più volte negato. Se verrà messa alla prova o meno, lo decideranno gli ecuadoriani il prossimo ottobre. E sarà la seconda volta in cui il correismo dovrà affrontare un Noboa: come ricorda il quotidiano El Universo, era già accaduto nel 2006.

In ogni caso, quella di quest’anno sarà comunque un’elezione emblematica: decreterà se l’Ecuador avrà la sua prima presidente eletta donna o il più giovane presidente nella storia del Paese.

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