La “luna di miele” durerà poco, se mai dovesse esserci. Sabato siamo aperti: ieri alle dodici circa finiva il primo cabinet meeting dei primi 100 giorni. Keir Starmer ha presieduto il raggiante consesso dei suoi ministri per poi tenere – in una sala stampa diversa da quella utilizzata dai governi precedenti, anche per i baccanali del Partygate – la conferenza stampa.

Di sabato, appunto, perché questo è il governo del ri-fare e le festività non esistono, soprattutto dopo uno degli ultimi attacchi rivoltigli dalle destre prima del voto – quello di essere un «lavativo».

LA CRESCITA ECONOMICA, tramortita da una bassa produttività mai fatta riscontrare nemmeno negli alti e bassi dell’economia nazionale degli ultimi secoli, e che ha fatto di questo paese una stag-nazione alla stessa stregua dell’Italia, viene sempre prima di tutto. Per questo non si tassano le imprese, per questo si sono mantenuti gli sgravi dei Tories a quelle che investono, per questo non si toglie il 2 child benefit cap, il tetto, introdotto nel 2017, che limita il credito d’imposta per i figli e il sussidio sociale ai primi due figli.

Resta l’impegno a combattere la povertà infantile. Forse con la Bidenomics di cui la ministra del bilancio Rachel Reeves si dichiara adepta dopo essersi allineata al Tesoro americano a trazione Janet Yellen con tempestivo anticipo?

NON ESISTE UN MONOPOLIO delle buone idee, e non sono un politico tribale, ha detto Starmer, sono pronto a collaborare con politici di appartenenze diverse che abbiano idee utili. Agisco secondo il principio che vuole nei posti chiave di ciascun settore di governo individui che vi si siano formati.

Questo è un segnale positivo, confermato dalla nomina di Angela Rayner, cresciuta in una casa popolare, agli Alloggi, o di Bridget Phillipson, figlia di una madre single in ristrettezze, all’Istruzione. Le toccherà risolvere la vertenza con gli insegnanti sottopagati che vogliono un aumento in linea con l’inflazione e riparare le scuole che cadono a pezzi.

Keir Starmer dopo il primo consiglio dei ministri del governo laburista
Keir Starmer dopo il primo consiglio dei ministri del governo laburista, foto Ap

Lungo è il rosario di grane da sgranare.

Le prigioni, ad esempio, che letteralmente scoppiano. In uno dei tanti effetti collaterali della special relationship, la Gran Bretagna si ritrova a incarcerare moltitudini di suoi cittadini in linea con neoliberalismo carcerario da decenni in voga oltreoceano. Ministro delle Carceri sarà un non deputato imprenditore che si occupa di riabilitazione, James Timpson.

Starmer sembra capire che arrestare non è la Via. L’acqua privatizzata della Thames Water – un pugno di lestofanti che inquina i fiumi e pur essendo sul filo del tracollo continua a pagare profumati dividendi ai suoi investitori; ci sono la siderurgia, con 2.800 posti di lavoro in Galles a rischio, o la Royal Mail (l’inchiesta sull’osceno scandalo della Post Office, che ha rovinato la vita a centinaia di lavoratori è in piena suppurazione), che sta per essere deglutita da un miliardario ceco.

Ma il problema di gran lunga più attanagliante è il sistema sanitario. Il nuovo segretario alla salute Wes Streeting ha subito dichiarato di considerare l’Nhs «allo sfascio».

Sembra un voler mettere le mani avanti per annunciare una qualche tassa della cui assenza si era promesso in campagna elettorale, ma, assicura, non è così. I negoziati con i medici in formazione inizieranno la prossima settimana. Streeting ha parlato ieri con la British Medical Association (Bma) prima di iniziare nuovi colloqui nel tentativo di porre fine a un’infinita disputa salariale.

SUL FRONTE INTERNAZIONALE la special relationship con Washington, il dogma permanente della Gran Bretagna moderna nei confronti del quale Jeremy Corbyn osava mostrarsi tiepido, è ovviamente più fervida che mai.

Il nuovo segretario alla Difesa John Healy ha detto che le forze armate sono state sottofinanziate per 14 anni, ma il Labour è «totalmente dedito» al 2,5% del Pil per la spesa per la difesa, la Nato, il deterrente nucleare e il sostegno all’Ucraina.

Starmer volerà a Washington la prossima settimana per il vertice del 75° anniversario della Nato nel suo primo viaggio all’estero da primo ministro.

Quanto al neotitolare degli Esteri, David Lammy si definisce atlantista. Nel temuto Trump II, Lammy dovrà ricucire, avendo definito il “tycoon” «sociopatico misogino simpatizzante di nazisti». Finché geopolitica non ci separi.