Le cifre ballano: si va da qualche decina di migliaia al milione – e anche più – di profughi. Se la Russia invaderà davvero l’Ucraina, l’Unione europea si aspetta di dover far fronte a una fuga in massa di uomini, donne e bambini bisognosi di assistenza. Tutto dipende da quanto a fondo Putin vorrà spingere i suoi carri armati in territorio ucraino ma, giusto per fare qualche cifra, solo considerando i civili che vivono nelle regioni orientali del Paese si parla di due milioni di persone, la maggior parte delle quali anziane. «L’Ue è pronta a mobilitare importanti aiuti umanitari e assistenza in caso di interventi di emergenza», ha assicurato qualche giorno fa il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, secondo il quale «tra i 20 mila e più di un milione di rifugiati potrebbero tentare di entrare in Europa». «Dobbiamo prepararci al peggio», gli ha fatto eco il premier polacco Mateusz Morawiecki che però questa volta, contrariamente a quanto succede da anni con i migranti che arrivano dal Mediterraneo o con i disperati bloccati da mesi al confine con la Bielorussia, assicura che la Polonia non chiuderà le sue porte ai profughi.

La crisi ucraina rischia di far impallidire quella del 2015, quando un milione di siriani risalì i Balcani cercando rifugio nel vecchio continente. Secondo alcuni analisti statunitensi Putin punterebbe anche sui profughi per mettere in difficoltà l’Europa, nella speranza che un’eventuale ondata di migranti finirebbe con alimentare le divisioni tra gli Stati.

Inevitabilmente il pensiero va a quanto accaduto la scorsa estate, quando Alexander Lukashenko ha ammassato migliaia di afghani e iracheni al confine tra Bielorussia e Polonia. Vere o false che siano le previsione americane, almeno per il momento l’effetto «divisivo» sembra però essere sventato. A Bruxelles da giorni si sta limando un piano che oltre agli aiuti umanitari e alla proroga dell’esenzione dal visto per i cittadini ucraini anche in caso di guerra, prevede l’utilizzo della nuova Agenzia europea per l’asilo e, in caso di necessità, l’invio delle guardie di frontiera di Frontex che dovrebbero fornire assistenza ai profughi.

La mobilitazione è ovviamente più alta in tutti i Paesi che dividono un confine con Kiev. In Romania il ministro dell’Interno Lucien Bode ha garantito l’allestimento di campi profughi con un preavviso di sole 24 ore affermando che il Paese è disposto ad accogliere 500 mila profughi. «Siamo pronti a offrire sostegno ai migranti, se necessario. E’ un dovere umanitario», ha aggiunto il ministro della Difesa Vasile Dincu. La Slovacchia si è detta pronta a riconoscere lo status di rifugiato a tutti gli ucraini. Meno chiara la posizione dell’Ungheria. Ieri il ministro della Difesa Tibor Benko ha annunciato l’invio di unità militari al confine con l’Ucraina «per prevenire eventuali incursioni armate» e perché «anche i militari devono prepararsi a gestire l’arrivo dei rifugiati e ad occuparsi di altri compiti umanitari».Ma è sulla Polonia che si concentrata maggiormente l’attenzione. Il Paese ospita già più di un milione di ucraini fuggiti durante la guerra del 2014 dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia e oggi molti di loro sono impiegati nell’edilizia oppure lavorano come autisti di taxi o commessi nei negozi. Inoltre in almeno cinque scuole gli studenti possono seguire le materie oltre che in polacco anche in ucraino. Il governo ha annunciato l’istituzione di un gruppo di lavoro che dovrà aiutare quanti arriveranno a accedere alle infrastrutture di base, ai mezzi di trasporto, alle scuole e all’assistenza sanitaria. Ma è anche stato chiesto ai sindaci di tutto il Paese di reperire edifici da adibire a centri di prima accoglienza dei profughi. Uno sforzo enorme, che potrebbe però non essere sufficiente se davvero a fuggire saranno milioni di persone. «Ovviamente la Polonia accoglierà il maggior numero di rifugiati, ma non saremo in grado di accogliere tutti», ha già avvertito un portavoce del presidente Andrzej Duda.

Civili in fuga, infine, si registrano anche nel Donbass. Il ministero per la Gestione delle emergenze dell’autoproclamata repubblica separatista di Donetsk ha detto ieri di prevedere, nel caso di un ulteriore peggioramento della situazione militare, l’evacuazione in Russia di 700 mila persone. 90 mila sono quelle che invece sono state già evacuate.