Il 14 luglio Motus-E, l’associazione che rappresenta tutti i maggiori operatori di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici attualmente presenti sul mercato italiano, ha indirizzato una lettera aperta al Comune di Roma, in relazione al nuovo regolamento capitolino per l’installazione delle infrastrutture di ricarica, approvato il giorno prima. Nonostante una lunga interlocuzione, l’amministrazione non avrebbe tenuto conto delle osservazioni degli operatori, definendo un testo che comporta «gravi ostacoli al fine di raggiungere l’obiettivo comune di supportare la crescita e il corretto sviluppo della mobilità elettrica anche nella Capitale».

In tutta Italia le “colonnine” a uso pubblico sono 45mila, di cui 8mila circa installate nei primi sei mesi del 2023. E se ogni 100 veicoli elettrici circolanti in Italia si contano 21,5 punti di ricarica a uso pubblico, a fronte degli 11,5 della Francia, degli 8,2 della Germania e degli 8,9 del Regno Unito, è perché nel nostro Paese e nelle nostre città le auto elettriche in circolazione sono poche: nel 2022, l’Italia è l’unico Paese che ha visto una forte contrazione delle immatricolazioni, mentre le auto elettriche negli altri tre Paesi sono cresciute rispettivamente del 25,3%, del 32,3% e del 40,1%.

L’Italia arranca anche sulla mobilità pubblica: con la fine del Covid-19, le strade delle città sono tornate a riempirsi di parcheggi a pagamento, che solo momentaneamente avevano lasciato spazio ai dehor dei locali, mentre il codice della strada fatica ad accogliere la ciclabilità, con misure normali in Europa come il «senso unico eccetto bici» che a Bruxelles è la norma da anni.
Intanto, sul fronte investimenti in tutto si continua a scegliere la «cura della gomma»: dal 2018 al 2022 le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state inadeguate.

Parliamo di un ritmo di un chilometro e mezzo all’anno di nuove metropolitane, sottolinea l’ultima edizione del rapporto Pendolaria di Legambiente. «Nel 2018 sono stati inaugurati 0,6 chilometri, nel 2019 e 2020 neanche un tratto di nuove linee, nel 2021 1,7 chilometri, mentre nel 2022 il dato sale a 5,3 km grazie all’apertura della prima tratta della M4 a Milano», che nel 2023 ha inaugurato anche altre tratte. Per quanto riguarda invece le nuove tranvie, il dato medio dell’ultimo quinquennio è da dimenticare, ossia 2,1 chilometri all’anno: 5,5 inaugurati nel 2018, 5 nel 2019, nulla invece negli ultimi tre anni.

Sul fronte investimenti, negli undici anni dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di appena 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie.
È un caso isolato, così, quello del Comune di Bari, che nel 2023 ha promosso un abbonamento quasi gratuito al servizio di trasporto pubblico locale su gomma. Con soli 20 euro all’anno si potrà prendere l’autobus tutti i giorni, lasciando a casa l’auto e l’ansia di dover trovare parcheggio.

La misura è resa possibile da un programma di sostegno alla mobilità del Pon Metro, grazie a una collaborazione tra l’ente e l’azienda di trasporto pubblico Amtab. Il costo dell’abbonamento passa da 250 a 20 euro. «Siamo la prima città italiana ad adottare questa politica in favore della domanda di mobilità sostenibile, garantendo a tutti i cittadini l’accesso al trasporto pubblico locale» ha commentato il sindaco Decaro, che è anche presidente dell’Anci.