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Due grandi partiti, due poli: a Pp e Psoe il 65% dei voti

Due grandi partiti, due poli: a Pp e Psoe il 65% dei voti

Elezioni spagnole La scorsa volta i due big insieme presero il 49%. Le differenze di censo

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 luglio 2023

Il voto del 23 luglio ha condotto in Spagna ad un aumento della polarizzazione politica, tanto che alcuni analisti parlano di un relativo ritorno al bipartitismo: da una parte i popolari, giunti in testa, dall’altra i socialisti, protagonisti di un insperato recupero. Nel 2019 i due principali partiti totalizzarono, insieme, il 49% dei voti. Domenica, invece, Pp e Psoe hanno raggiunto insieme il 65%: il primo ha sottratto consensi a Vox ed ha inglobato l’elettorato di Ciudadanos, il secondo ha tolto voti a Sumar e agli indipendentisti catalani.

L’analisi del voto, proposta da istituti demoscopici e media iberici, fotografa inoltre una polarizzazione sociale e di classe più marcata rispetto a quella, più trasversale, tipica del panorama italiano. Stando al Centro per le Ricerche Sociologiche (Cis), elettori ed elettrici hanno scelto cosa votare valutando soprattutto le proposte e l’operato dei partiti su temi come il carovita, la disoccupazione, la sanità, la casa e le pensioni, piuttosto che su questioni come la sicurezza o l’immigrazione.

Il Pp, che ha incassato il 33% dei voti, nella maggior parte dei quartieri e dei municipi del paese oscilla tra il 25 e il 35%, ma in quelli dove si registrano i livelli più alti di ricchezza arriva fino al 60%. É nei “quartieri alti” che la destra ottiene il maggior incremento rispetto al 2019 e Feijóo va forte soprattutto tra i lavoratori autonomi, gli allevatori e gli imprenditori.

Al contrario, i socialisti (31,7%) incassano il risultato migliore nei territori più poveri, dove oscillano tra il 35 e il 50%, e tra i pensionati. Invece nella fascia più abbiente della popolazione il Psoe crolla letteralmente fino al 10% dei consensi. Rispetto al 2019, però, Pedro Sánchez cresce soprattutto nelle fasce di reddito medio-alte, in particolare in Catalogna e nel Paese Basco. I socialisti conquistano percentuali simili sia nelle grandi città sia nei piccoli centri ma si rivelano più forti nelle zone con un maggiore tasso di disoccupazione.

I consensi all’estrema destra, che statisticamente va forte soprattutto tra i militari, i poliziotti e gli imprenditori, sono distribuiti più equamente. Il sostegno a Vox (12,4%) è leggermente più alto della media nelle fasce di reddito più basse e cala molto gradualmente per aumentare repentinamente nelle aree abitate dall’upper class, dove raggiunge il 16%. Abascal va meglio tra i giovanissimi e gli uomini.

Infine, il voto a Sumar (12,3%) è un po’ sotto la media nelle fasce di reddito più basse e sale gradualmente ottenendo il massimo in quelle medio-alte per poi crollare nei settori al vertice della piramide. La coalizione di Yolanda Díaz attira soprattutto elettori appartenenti al cosiddetto “ceto medio riflessivo” e con un titolo di studio alto, e va mediamente meglio nei grandi centri urbani – soprattutto in Catalogna, Comunità Valenzana, Madrid e costa galiziana – piuttosto che nelle zone interne e rurali del paese.

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