Due grandi partiti, due poli: a Pp e Psoe il 65% dei voti
Elezioni spagnole La scorsa volta i due big insieme presero il 49%. Le differenze di censo
Elezioni spagnole La scorsa volta i due big insieme presero il 49%. Le differenze di censo
Il voto del 23 luglio ha condotto in Spagna ad un aumento della polarizzazione politica, tanto che alcuni analisti parlano di un relativo ritorno al bipartitismo: da una parte i popolari, giunti in testa, dall’altra i socialisti, protagonisti di un insperato recupero. Nel 2019 i due principali partiti totalizzarono, insieme, il 49% dei voti. Domenica, invece, Pp e Psoe hanno raggiunto insieme il 65%: il primo ha sottratto consensi a Vox ed ha inglobato l’elettorato di Ciudadanos, il secondo ha tolto voti a Sumar e agli indipendentisti catalani.
L’analisi del voto, proposta da istituti demoscopici e media iberici, fotografa inoltre una polarizzazione sociale e di classe più marcata rispetto a quella, più trasversale, tipica del panorama italiano. Stando al Centro per le Ricerche Sociologiche (Cis), elettori ed elettrici hanno scelto cosa votare valutando soprattutto le proposte e l’operato dei partiti su temi come il carovita, la disoccupazione, la sanità, la casa e le pensioni, piuttosto che su questioni come la sicurezza o l’immigrazione.
Il Pp, che ha incassato il 33% dei voti, nella maggior parte dei quartieri e dei municipi del paese oscilla tra il 25 e il 35%, ma in quelli dove si registrano i livelli più alti di ricchezza arriva fino al 60%. É nei “quartieri alti” che la destra ottiene il maggior incremento rispetto al 2019 e Feijóo va forte soprattutto tra i lavoratori autonomi, gli allevatori e gli imprenditori.
Al contrario, i socialisti (31,7%) incassano il risultato migliore nei territori più poveri, dove oscillano tra il 35 e il 50%, e tra i pensionati. Invece nella fascia più abbiente della popolazione il Psoe crolla letteralmente fino al 10% dei consensi. Rispetto al 2019, però, Pedro Sánchez cresce soprattutto nelle fasce di reddito medio-alte, in particolare in Catalogna e nel Paese Basco. I socialisti conquistano percentuali simili sia nelle grandi città sia nei piccoli centri ma si rivelano più forti nelle zone con un maggiore tasso di disoccupazione.
I consensi all’estrema destra, che statisticamente va forte soprattutto tra i militari, i poliziotti e gli imprenditori, sono distribuiti più equamente. Il sostegno a Vox (12,4%) è leggermente più alto della media nelle fasce di reddito più basse e cala molto gradualmente per aumentare repentinamente nelle aree abitate dall’upper class, dove raggiunge il 16%. Abascal va meglio tra i giovanissimi e gli uomini.
Infine, il voto a Sumar (12,3%) è un po’ sotto la media nelle fasce di reddito più basse e sale gradualmente ottenendo il massimo in quelle medio-alte per poi crollare nei settori al vertice della piramide. La coalizione di Yolanda Díaz attira soprattutto elettori appartenenti al cosiddetto “ceto medio riflessivo” e con un titolo di studio alto, e va mediamente meglio nei grandi centri urbani – soprattutto in Catalogna, Comunità Valenzana, Madrid e costa galiziana – piuttosto che nelle zone interne e rurali del paese.
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