La tensione tra Russia e Nato non accenna a placarsi mentre sul campo di battaglia continuano gli scontri nel Donetsk e nella regione di Kharkiv. Dalla distanza i missili russi continuano a causare vittime nelle grandi città ucraine, come lunedì a Poltava dove il bilancio dei feriti è arrivato a 22 persone. Kiev risponde con i droni verso le basi militari e le raffinerie russe a ridosso della frontiera. Ieri, secondo le dichiarazioni del governatore della regione di Rostov, Vasily Golubev, uno di questi attacchi ucraini è riuscito a colpire la raffineria di Azov, una cittadina sul fiume Don a poca distanza dall’omonimo golfo.

«AD AZOV, i silos petroliferi hanno preso fuoco a seguito di un attacco di droni» ha dichiarato Golubev «secondo i dati preliminari, non ci sono vittime». I funzionari di Zelensky per ora non hanno commentato. Il presidente ucraino, invece, ha preso parola sulla situazione a Kharkiv, per oltre un mese in pericolo a causa della nuova offensiva russa. «Stiamo gradualmente spingendo le truppe russe fuori dalle zone di Kharkiv che erano state occupate da inizio maggio». Il suo comandante delle forze armate, Oleksandr Syrskyi, ha però ribadito che «il nemico proverà ad avanzare» prima che i nuovi armamenti promessi dall’Occidente, tra cui gli f-16, arrivino in Ucraina.

FORSE assisteremo a un nuovo tentativo di sfondamento più a nord, nella regione di Sumy, come aveva ipotizzato il capo dei servizi segreti militari ucraini oltre un mese fa, anche se finora la zona di Sumy è rimasta relativamente tranquilla. Syrskyi ha inoltre chiarito che dopo un periodo di relativa pausa, i generali di Mosca sono tornati a concentrare i propri sforzi nel Donetsk, «in particolare sul fronte di Pokrovsk» che si trova a poca distanza da Bakhmut, verso il capoluogo regionale Kramatorsk. Per l’ufficio stampa dello Stato maggiore ucraino l’esercito del Cremlino continua a cercare di conquistare nuove posizioni verso Chasiv Yar, al centro di una sanguinosissima battaglia ormai da mesi. La cittadina, infatti, si trova su un’altura che domina Bakhmut e i russi avevano provato a occuparla subito dopo la conquista di quest’ultima. Ma lo svantaggio territoriale e la strategia di difesa attuata dagli ucraini hanno trasformato Chasiv Yar in una roccaforte. Certo è che se gli ucraini dovessero ritirarsi da questa posizione privilegiata, la controparte otterrebbe non solo il controllo definitivo di tutti i centri occupati a est, ma metterebbe una seria ipoteca sulla vallata che verso occidente digrada fino ai grandi centri del Donetsk ancora in mano ucraina. Dal canto loro i russi sostengono che si continua a «combattere duramente» nelle aree di frontiera di Kharkiv, con l’esercito ucraino che sta inviando «rinforzi, equipaggiamento e mezzi» in prima linea. «Ci sono ancora combattimenti nel settore di Kharkiv. Gli scontri più accesi sono a Vovchansk e vicino a Lyptsy», ha dichiarato Vitaly Ganchev, capo delle aree occupate dai russi nella regione di Kharkiv, alle agenzie di stampa russe.

SUL FRONTE della battaglia mediatica da Kiev hanno accusato «i capi di una delle divisioni delle forze di occupazione della Federazione Russa nel distretto di Volnova, nella regione di Donetsk» di aver dato l’ordine di decapitare un soldato ucraino. Lo ha denunciato su Twitter il procuratore generale ucraino Andriy Kostin, che ha aggiunto ricostruito la seguente dinamica: «Secondo la procura, durante la ricognizione aerea in una delle posizioni di combattimento nella regione di Donetsk l’esercito ucraino ha scoperto uno dei propri veicoli blindati danneggiati. Su di esso, c’era la testa mozzata di un soldato ucraino. Kostin ha anche pubblicato l’immagine censurata che ritrae il mezzo ucraino con la testa mozzata sul cofano.
Intanto continuano le polemiche sul documento finale della Conferenza di pace in Svizzera. Secondo Sky News, Iraq, Rwanda e Giordania hanno ritirato le proprie firme dal testo dopo la fine del summit.

LA VERSIONE definitiva della lista è «in aggiornamento», ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri svizzero Valentin Kliwa, il quale ha spiegato alla Tass che i partecipanti a Lucerna possono apporre la propria firma o ritirarsi fino al 18 giugno compreso. Da Mosca il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Medvedev è tornato a minacciare Kiev: «L’Ucraina ha ancora l’opportunità di accettare le proposte avanzate da Putin e cercare di stabilire la pace. Ogni proposta successiva sarà peggiore della precedente».