Droni ucraini sopra Mosca, bombe russe sul grano di Kiev
Guerra ucraina Zelensky preme sulla Nato, mentre Putin si prepara ad accogliere i leader africani. Secondo la Tass, a settembre papa Francesco potrebbe incontrare il patriarca Kirill
Guerra ucraina Zelensky preme sulla Nato, mentre Putin si prepara ad accogliere i leader africani. Secondo la Tass, a settembre papa Francesco potrebbe incontrare il patriarca Kirill
Mentre continua lo stallo sul fronte di terra, non accenna a diminuire il mortale scambio di ordigni bellici su obiettivi in profondità. Lunedì, dopo il raid di metà maggio, Kiev è riuscita a mettere a segno un secondo colpo nella capitale rivale. All’alba due droni si sono abbattuti a un passo dal cuore del sistema nemico, il ministero della difesa, di cui hanno danneggiato gravemente il solo edificio dell’Orchestra militare.
LE ESPLOSIONI hanno arrecato danni anche a molti edifici vicini del centrale Komsomolsky prospekt, senza però provocare vittime. Continuano poi i bombardamenti ucraini sulla Crimea, colpita ieri da uno sciame di 17 droni. Per la terza volta, un deposito di munizioni è stato centrato, nei pressi del villaggio di Volnoe, nord della penisola, causando l’evacuazione di qualche migliaio di residenti locali e l’interruzione del traffico lungo l’autostrada federale Taurida.
Dal lato russo si intensificano i bombardamenti sulla regione di Odessa, nonostante le reazioni internazionali, in primis quelle dell’Unesco, dopo il danneggiamento della Cattedrale della Trasfigurazione del Salvatore.
Mosca dà la responsabilità dei danni all’edificio alla contraerea ucraina dato che, in alcun modo dicono, i russi avrebbero avuto interesse a colpire il principale sito religioso ucraino rimasto sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Nessun dubbio invece sulla volontà russa di annientare l’insieme delle infrastrutture portuali ucraine nella regione, sul mar Nero quanto sul breve corso del Danubio su cui lo Stato ucraino s’affaccia. Dopo gli attacchi di lunedì notte, la circolazione navale sul fiume è completamente ferma.
OLTRE ALLA DISTRUZIONE degli importanti depositi militari, il bersaglio di Mosca è l’esportazione di cereali ucraina, così da costringere gli occidentali a rinegoziare l’accordo sul grano interrotto il 17 luglio, una situazione che ha provocato un’impennata mondiale dei prezzi.
La questione si collega al confronto geopolitico globale che la Russia sta cercando di coordinare contro le posizioni occidentali. In vista del summit Russia-Africa che si apre nel fine settimana a San Pietroburgo, Washington e alleati sfruttano la fine dell’accordo sui cereali per condurre una serrata azione di boicottaggio nei confronti dei leader africani che Putin si prepara ad accogliere.
Lo «zar» ha assunto ieri la veste del politologo pubblicando un lungo articolo (Russia e Africa: uniamo gli sforzi per la pace, il progresso e un futuro di successo) dai toni anticoloniali in cui accusa gli occidentali di muoversi solo per gli interessi del loro business che opera le esportazioni ucraine.
Intanto Kiev, sempre più a rischio sul piano militare, intensifica gli sforzi diplomatici per coinvolgere sempre di più il potenziale degli alleati Nato sul Mar Nero. Zelensky ha richiesto e ottenuto la prima attivazione d’emergenza del Consiglio Nato-Ucraina istituito al vertice di Vilnius. Jens Stoltenberg ha prontamente risposto alla richiesta e la riunione a livello degli ambasciatori si terrà domani. Al tempo stesso, Bruxelles, per bocca del capo della diplomazia Ue Borrell insiste ad affermare che la risposta migliore all’escalation in corso consista in nuove forniture militari a Kiev.
LA TENSIONE MONTA anche dal lato della Russia dove domenica e lunedì Putin si è intrattenuto con il collega bielorusso e principale alleato nell’avventura ucraina Alexander Lukashenko. I due hanno rilasciato un video abbastanza clamoroso in cui Lukashenko, parlando dei miliziani Wagner sul proprio territorio, ha affermato che «sono molto nervosi e vorrebbero fare una gita ad ovest, verso Varsavia, lo sanno che le armi che usano gli ucraini vengono da lì».
Lukashenko ha chiuso con nonchalance dicendo che è riuscito a calmarli ma si è trattato della seconda chiamata in causa diretta della Polonia dopo che venerdì Putin aveva suggerito che Varsavia potrebbe entrare in guerra.
Che non si tratti solo di provocazioni russe è confermato dal fatto, riportato dalla Tass, che il Vaticano avrebbe proposto al Patriarcato di Mosca un incontro tra papa Francesco e Kirill in un aeroporto russo al rientro della visita pastorale in Mongolia agli inizi di settembre.
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