Mai come ora, dalla sua fondazione all’inizio degli Anni 90 per impulso decisivo di Giovanni Falcone, la Direzione nazionale antimafia (dal 2015 anche antiterrorismo) appare debole e circondata da sospetti. Il caso degli accessi abusivi ai database investigativi, le voci di dossieraggio, le parole del capo Giovanni Melillo e del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, le prese di posizione al cianuro delle forze politiche: tutti elementi di un puzzle che si è scomposto, con il rischio (pesante) della perdita di fiducia verso un’istituzione che in oltre trent’anni ha rappresentato molto per la lotta alla criminalità organizzata. E così si arriva...