Quando nell’autunno 2015 Diouf Alaji è arrivato nel porto di Taranto, dopo un soccorso multiplo operato da assetti italiani, credeva di essere finalmente al sicuro. Invece è finito in carcere, accusato di essere lo scafista di un gommone su cui viaggiavano oltre 100 persone di cui 8 erano morte per soffocamento. Il processo si è svolto con rito abbreviato e difensore d’ufficio. In primo grado la condanna a 12 anni, in secondo a 8. Alaji è rimasto in carcere dall’ottobre 2015 all’aprile 2022. Non parlava italiano e ha denunciato di non aver compreso le accuse mosse contro di lui. Adesso, grazie al sostegno di Baobab Experience e dell’avvocato Francesco Romeo, vuole la revisione del processo: si è sempre dichiarato innocente. «Abbiamo chiesto a prefettura e questura di Taranto l’elenco delle altre persone soccorse, che viaggiavano su diversi mezzi. In totale erano circa 600 e solo una ha puntato il dito contro Alaji. Per ora abbiamo avuto risposta negativa ma procederemo comunque alla richiesta di revisione, davanti alla Corte di appello di Potenza, quella competente», afferma Romeo. Dal caso nasce la campagna «Capitani coraggiosi» per la revisione dell’art. 12 Testo unico immigrazione sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.