Dopo Bolsonaro tocca alla presidente boliviana Áñez e al vice di Maduro
America Latina Nuovi positivi eccellenti, in Bolivia hanno contratto il virus anche la ministra della Salute Eidy Roca e il leader della lotta dell'acqua Óscar Olivera
America Latina Nuovi positivi eccellenti, in Bolivia hanno contratto il virus anche la ministra della Salute Eidy Roca e il leader della lotta dell'acqua Óscar Olivera
Neppure i leader politici sfuggono in America latina al Covid-19. Dopo Bolsonaro, sono infatti risultati positivi anche il numero due del chavismo Diosdado Cabello e la presidente de facto della Bolivia Jeanine Áñez, entrambi in autoisolamento ed entrambi in buone condizioni. Stessa sorte è toccata alla ministra della Salute boliviana Eidy Roca, temporaneamente sostituita dal ministro della Difesa Luis Fernando Lopez. Il quale, nel suo primo intervento in qualità di ministro ad interim, ha rivolto un appello alla popolazione a mantenere l’ordine e il rispetto scrupoloso della norme di sicurezza: «Disciplina al 100%», ha detto. E ha proseguito: «Non faremo neppure un passo indietro nello sforzo di salvare vite, ma questo non sarà sufficiente se ciascuno non farà la sua parte».
Peccato che, a non fare la propria parte, sia stato finora proprio il governo golpista, la cui inadeguatezza nell’azione di contrasto alla pandemia ha già provocato innumerevoli proteste e denunce. Un discredito, quello di cui soffre l’amministrazione Áñez, a cui ha molto contribuito anche lo scandalo dell’acquisto di 17 respiratori di fabbricazione spagnola a un costo quasi quattro volte più alto del dovuto per il quale è finito agli arresti lo stesso ex ministro della Salute Marcelo Navajas.
A denunciare la gravità della situazione è stato anche uno dei più importanti e stimati dirigenti sociali del paese, il leader della guerra dell’acqua Óscar Olivera, anche lui risultato positivo al Covid. Come riferisce il sociologo, scrittore e attivista uruguayano Raul Zibechi in un articolo che ha fatto il giro del web, Olivera non ha trovato posto in nessun ospedale e ha dovuto isolarsi in casa insieme alla sua famiglia alla periferia di Cochabamba.
In un colloquio telefonico con l’amico uruguayano, Olivera fornisce un quadro impressionante della sua città: «Ci sono malati che si rivolgono a quattro o cinque ospedali senza trovare un posto letto e che poi muoiono davanti all’ingresso. E morti che non possono essere seppelliti perché i servizi cimiteriali sono collassati. Nessuno sa di cosa sono morti, non esiste una certificazione. E la gente muore per le strade». Impotenza, rabbia e solitudine, commenta Zibechi, dominano tra i 600mila abitanti della città. «L’unica cosa che ci resta – gli spiega Olivera – è la solidarietà dei compagni».
Il dirigente boliviano è duro con il governo e non è tenero neppure con l’opposizione del Mas, il Movimiento al Socialismo di Evo Morales da cui negli anni ha preso le distanze: los de arriba, quelli che stanno in alto, «sono incompetenti e dediti al saccheggio e al ricatto. Tanto il governo quanto l’opposizione mirano solo a strumentalizzare la tragedia per i propri fini elettorali, abbandonando la popolazione alla sua sorte».
A darsi da fare sono los de abajo, quelli che stanno sotto, facendosi carico della situazione come possono, attraverso le mense comunitarie, le cosiddette ollas comunes, le medicine naturali, gli spazi improvvisati di solidarietà.
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