Niente di nuovo sul fronte orientale. Anche l’intelligence britannica, dall’inizio della guerra insolitamente attiva nel diffondere report e analisi sulla situazione sul campo, ha confermato il fatto che la temuta avanzata dell’esercito russo stenta a ottenere successi.

Il punto di partenza delle considerazioni inglesi è la perdita di almeno un T-90M da parte dei russi. Questo carrarmato, considerato tra i mezzi corazzati più potenti al mondo, è il fiore all’occhiello della tecnologia bellica di Mosca che dispone di circa 100 di questi veicoli.

Durante la prima fase del conflitto si era discusso molto sul tipo di armamenti e mezzi impiegati dalle forze russe e da più parti era stato sollevato il dubbio che gli invasori stessero utilizzando l’equipaggiamento più obsoleto per fiaccare le difese ucraine prima di sfoggiare quello più moderno. L’utilizzo dei T-90M era stato considerato il segno evidente del cambio di strategia che aveva coinciso con la cosiddetta “seconda fase” del conflitto.

Ora, invece, dopo quasi un altro mese di guerra, si attende di capire quale possano essere le prossime mosse del Cremlino per uscire da quest’impasse. 

Contemporaneamente, è significativo ricordare che gli ucraini sono riusciti a guadagnare terreno nella regione di Kharkiv liberando molti villaggi e costringendo i nemici ad arretrare di diverse decine di chilometri. Ciò non vuol dire che la zona sia ora sicura e che i combattimenti siano cessati, ma è sintomatico del fatto che, dove possibile, l’esercito di Kiev può ancora insidiare la controparte.

A tale proposito oggi lo stato maggiore ucraino ha diffuso la notizia che anche il villaggio di Tsyrkuny è stato liberato e che la “controffensiva non è ancora terminata”. Visitare queste aree al momento è molto difficile in quanto l’approssimarsi del 9 maggio ha messo in stato d’allerta l’amministrazione militare che teme un attacco su larga scala da parte dei russi. Inoltre, in alcuni di questi piccoli centri si combatte ancora e ciò rende la zona altamente instabile.

Del resto nella regione di Kharkiv e nel capoluogo i bombardamenti non sono cessati. Durante la giornata di venerdì il museo nazionale Grygoryi Skovoroda è stato colpito da pesanti colpi d’artiglieria che hanno distrutto l’edificio. Secondo Oleg Synegubov, governatore dell’oblast, “i reperti più preziosi erano già stati spostati in un luogo sicuro” e quindi le opere d’arte sarebbero salve.

Anche più a nord, nella regione di Sumy, i bombardamenti non si sono fermati, nonostante ora l’area sia tornata sotto il controllo ucraino. Secondo le dichiarazioni del governatore Dmytro Zhyvytskyi, durante la giornata di sabato “i russi hanno attaccato le aree vicino alle città di Khotin e Myropillia”, ma al momento si registra solo un ferito e nessun morto.

È andata peggio in Donbass, dove continuano i bombardamenti a tappeto dei villaggi sia nell’oblast di Donetsk sia in quello di Lugansk. Nel primo un attacco aereo ha colpito alcune abitazioni civili nella cittadina di Bakhmut, causando almeno un morto e cinque feriti. Più pesante il bilancio di Kostiantynivka, dove un attacco missilistico ha lasciato sul campo due morti e circa dieci feriti.

Secondo il servizio statale di emergenza, in seguito all’attacco nell’edificio del liceo locale è scoppiato un violento incendio che ha impegnato i vigili del fuoco per l’intera nottata.

Nel territorio di Lugansk, invece, un “potente ordigno” sarebbe stato lanciato su un altro edificio scolastico dove si erano riparate novanta persone. A dirlo è stato l’attivissimo governatore Segiy Haidai, che ha spiegato: “i russi hanno sganciato una bomba su un edificio dove quasi l’intero villaggio (di Bilohorivka, ndr) era nascosto” proprio in seguito al suono dell’allarme anti-aereo. Haidai ha poi precisato che il bunker usato come rifugio anti-aereo era già stato distrutto e per questo motivo i civili del luogo avevano scelto il seminterrato della scuola, “ma i russi hanno ora eliminato anche questa possibilità”.

Al momento non ci sono notizie chiare sulla presenza o meno di vittime, si sa solo che per ora circa 30 persone sono state estratte vive dalle macerie.

Sul fronte sud, la notizia del giorno viene dalla Transnistria. Le autorità separatiste affermano di aver registrato alcune esplosioni nel proprio territorio vicino al confine con l’Ucraina. Di nuovo è partita la corsa alle accuse tra russi e ucraini che si incolpano a vicenda di voler creare un pretesto per intervenire militarmente nella regione. Maia Sandu, presidente moldava, ha affermato di non vedere alcuna minaccia militare per il proprio Paese dato che “le autorità moldave continuano a monitorare la situazione da vicino e stanno facendo tutto il possibile per prevenire una destabilizzazione”.

A poca distanza, verso le coste del Mar Nero, anche la regione di Odessa è stata colpita. Quattro missili hanno danneggiato infrastrutture nei dintorni del capoluogo, compreso l’aeroporto internazionale, dove le squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato senza sosta per spegnere le fiamme. Anche Mykolayiv è stata bersagliata e nella notte l’edificio di un’impresa produttrice di energia ha subito gravi danni mentre 20 lavoratori si trovavano ancora all’interno. Al momento non risultano esserci vittime.