La cultura capitalistica ci ha abituato al mito dell’individuo, all’eroe che raggiunge il successo grazie alla forza di idee innovative e azioni tumultuose. È così anche il mondo dell’arte, costellato da dèi e semidei. A loro si dedicano mostre che raccontano di genialità e idee visionarie, di traumi risolti attraverso la creazione di opere o esistenze da rockstar. Ogni deviazione da questi schemi presenta un rischio commerciale, perciò c’è una rassegna su Andy Warhol ogni quarto d’ora e si opta per monografiche su Van Gogh, Frida Kahlo o Caravaggio piuttosto che su fatti e temi più difficili da ridurre in...