La sinistra europea deve reagire, il suo destino non è segnato. C’è ancora spazio per condizionare i nuovi equilibri politici e anche se la strada è stretta, i contorni di una coalizione a sostegno di un Von der Leyen bis sono tutt’altro che definiti. Così Helmut Scholz, eurodeputato tedesco uscente («dopo tre mandati, mi sembrava giusto non ricandidarmi») del gruppo Left al parlamento europeo e membro del partito tedesco Die Linke. Lo incontriamo quando la sede dell’Eurocamera di Bruxelles è ancora poco animata dai vecchi e nuovi eurodeputati che arrivano alla spicciolata per registrarsi.

Onorevole Scholz, sono ore di trattative frenetiche per dare vita alla nuova Commissione.
Intanto è importante questo processo rispecchi la volontà espressa dai cittadini con il voto. Non farlo significa mettere benzina nel motore dell’estrema destra populista.

Si riferisce ai partiti nazionalisti che hanno trionfato in questa tornata elettorale in Francia e Germania?
In Germania, tra il 30 e il 40% dei cittadini dell’Est ha votato per un partito come Alternativa per la Germania (AfD), un partito che vuole eliminare il Parlamento europeo. Chiedono più potere nazionale e più influenza per la Germania. Ma anche l’approccio di Bsw non è troppo diverso. È il contrario dell’idea espressa da Altiero Spinelli: organizzare la coesistenza e il vivere comune tra i cittadini europei.

Parliamo di Bsw di Sahra Wagenchneck: nasce da Die Linke, ora loro hanno eletto il doppio degli eurodeputati rispetto a voi. Voi siete nel gruppo Left, loro hanno fatto sapere che non vogliono farne parte. Cosa vi divide?
Intanto la guerra in Ucraina. Non siamo distanti sull’idea di trovare una soluzione politico-diplomatica, ma non concordiamo nel giudizio sulla Russia. Quello di Mosca è un potere imperialista, ma Bsw non lo dice.

E poi l’immigrazione.
Loro fanno leva sull’insicurezza delle persone. Usano la paura verso i migranti e così ottengono consenso. Il populismo è questo: individua i problemi anche giusti, ma poi fornisce soluzioni sbagliate. Sull’immigrazione Bsw fa la stessa cosa dell’estrema destra di AfD, ma purtroppo anche tutti gli altri partiti in Germania. La Sinistra è rimasta l’unica a dire: queste sono persone in difficoltà, dobbiamo aiutarle. Dobbiamo combattere le ragioni per cui sono costretti a fuggire. E questo si fa con politiche economiche differenti e cambiando nelle relazioni con gli altri Paesi. E poi è fondamentale la solidarietà all’interno dell’Ue.

Tra pochi giorni i leader dei Ventisette metteranno sul piatto un nome per la carica più importante, quella di presidente della Commissione europea. Sarà Von der Leyen?
The Left è a favore del metodo di scelta (quello degli Spitzenkandidaten) ma contraria al programma di Ursula von der Leyen. Per noi la politica europea deve mettere le politiche sociali, del lavoro e dell’ambiente al centro dell’agenda. E de-militarizzare la politica estera e di sicurezza.

Ma lei è consapevole che sono condizioni inaccettabili per Von der Leyen, passata dal Green deal all’elmetto?
Sì ma sono comunque convinto che dobbiamo provare a condizionare il processo di formazione della nuova leadership. Proponiamo politiche differenti, ma dobbiamo essere costruttivi.

In che modo?
Non voglio che il Ppe possa avere il potere di allearsi sia a destra che a sinistra. Per questo suggerisco a Left di essere strategica e di entrare nel processo decisionale. Dobbiamo influenzare la nuova Commissione dalle nostre posizioni. Può accadere solo se tutti sono uniti: Left, Verdi, socialisti e magari anche Renew. Questa la sfida, altrimenti abbiamo già perso.