Il nono decreto immigrazione del governo Meloni, quello di inizio ottobre, è stato convertito in legge. Dopo il passaggio alla Camera, ieri il Senato ha dato il via libera definitivo con 97 sì, 65 no e un astenuto. Anche a palazzo Madama il governo ha posto la questione di fiducia. Il testo della legge è composto da 13 articoli per un totale di 30 commi. Le norme più contestate vanno a colpire i diritti dei minori migranti: sarà possibile accoglierli in centri per adulti fino a cinque mesi, se hanno già compiuto 16 anni, e la loro età potrà essere stabilita con l’esame Rx del polso invece che attraverso la procedure multidisciplinare introdotta nel 2017 dalla «legge Zampa».

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Norme contrarie alle indicazioni che vengono dai principali trattati internazionali e anche ad alcune recenti decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Probabile, dunque, che si aprano nuovi contenziosi. Un altro intervento riguarda la capienza complessiva delle strutture di accoglienza: in casi di flussi elevati potrà essere raddoppiata d’ufficio. Stretta anche sulle richieste d’asilo reiterate in fase di esecuzione di un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale di un cittadino straniero.