«Siamo fortemente motivati a impugnare queste decisioni perché siamo convinti della bontà della decisione che l’amministrazione ha preso sia nel concepire queste norme nell’ambito della cornice europea sia nell’adottare questi provvedimenti nello specifico», ha dichiarato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi annunciando il ricorso in Cassazione contro la nuova bocciatura del dl Cutro. Meno di 24 ore prima il giudice Rosario Maria Annibale Cupri, del tribunale di Catania, non aveva convalidato il trattenimento di sei richiedenti asilo tunisini nel nuovo centro di Modica.

Nella sua decisione ha ripreso sostanzialmente le argomentazioni della collega Iolanda Apostolico, finita sotto l’attacco delle destre per il pronunciamento di una settimana prima. Per screditarlo sono stati utilizzati dei video che ritraggono Apostolico a una manifestazione del 2018 contro il blocco dei migranti sulla nave Diciotti. Restando sull’aspetto legale della vicenda, però, Cupri ha scritto nero su bianco che quelle motivazioni sono «condivise da questo giudicante».

Nello specifico viene contestata l’applicazione della procedura accelerata in frontiera a Modica, cioè lontano dal luogo di sbarco di sbarco del richiedente asilo: l’isola di Lampedusa, dove però il governo ha difficoltà a costruire un centro di trattenimento per l’opposizione della popolazione locale (tra cui il vice-sindaco leghista Attilio Lucia). Rispetto alla garanzia finanziaria di 5mila euro necessaria a svolgere l’iter per la richiesta di protezione internazionale in libertà, Cupri ribadisce che non è stata configurata nell’ordinamento italiano come misura alternativa al trattenimento, secondo quanto previsto dalla «direttiva accoglienza» dell’Ue, ma come un requisito amministrativo imposto per la sola ragione che la persona chiede asilo.

«Prendo atto della decisione del tribunale di Catania. Evidentemente in quella zona c’è una certa attitudine», ha commentato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (Lega). Piantedosi, invece, si è detto «convintissimo che sul lungo periodo ci sarà l’affermazione anche in sede giurisdizionale della giusta posizione che abbiamo adottato». E in effetti i tempi rischiano di essere davvero lunghi. Generalmente quando sono gli avvocati dei richiedenti asilo a portare i provvedimenti di convalida davanti alla Cassazione il responso tarda anche un anno. Non si può escludere, però, che questa volta le cose vadano più velocemente.

Ieri intanto una delegazione guidata da Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, ha visitato la struttura di Modica. Sia nella sua parte destinata al trattenimento che in quella che svolge la funzione di hotspot, da dove le persone possono uscire durante il giorno. I funzionari di polizia hanno comunicato la presenza di quattro richiedenti tunisini nel primo settore. «Noi ne abbiamo incontrati fisicamente due», afferma l’avvocato di Asgi Riccardo Campochiaro, che ha seguito i primi ricorsi e partecipato al monitoraggio. Mentre scriviamo, però, al tribunale di Catania non sono ancora arrivate le richieste di convalida.

La delegazione ha anche visitato l’hotspot di Pozzallo: «Il sovraffollamento è tale che non è possibile garantire un’accoglienza dignitosa e nemmeno la separazione tra uomini, donne e minori non accompagnati. Alcune zone della struttura sono fatiscenti», ha detto Boldrini.