«Disprezzo totale per il voto di milioni di elettori»
Ensemble Da France Insoumise ai socialisti, le reazioni a sinistra. Mélenchon: «Il presidente ha deciso di negare il risultato delle legislative da egli stesso convocate»
Ensemble Da France Insoumise ai socialisti, le reazioni a sinistra. Mélenchon: «Il presidente ha deciso di negare il risultato delle legislative da egli stesso convocate»
Dal Fronte repubblicano contro l’estrema destra alla Santa Alleanza contro il Nuovo Fronte Popolare delle sinistre: la virata di Emmanuel Macron, che ieri ha nominato primo ministro Michel Barnier con il più o meno tacito sostegno del Rassemblement National, ha suscitato – come prevedibile – l’ira dei responsabili della gauche francese.
In questi caotici 50 e passa giorni senza governo, due dati sono emersi con chiarezza. Il primo è il rifiuto di Macron di attuare una pur minima discontinuità con le politiche neoliberali applicate negli ultimi sette anni. Qui si trova l’origine del rifiuto da parte dell’inquilino dell’Eliseo di nominare Lucie Castets – la candidata del Nfp – alla testa del governo, lasciandola libera di trovare «maggioranze testo per testo», come hanno scritto l’altro ieri Castets e i rappresentanti del Nfp in un comunicato.
IL SECONDO, è che di fronte alla possibilità di veder attuato – seppur parzialmente – un programma in rottura con la propria politica, Emmanuel Macron ha preferito appoggiarsi all’estrema destra di Marine Le Pen, nonostante il Fronte repubblicano sbandierato nei vari scrutini che hanno garantito l’elezione della compagine macronista dal 2017 in poi.
Non appena la nomina di Michel Barnier è divenuta ufficiale, il leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon si è messo davanti alla telecamera per diffondere un messaggio lapidario. «Il presidente ha appena deciso di negare il risultato delle elezioni legislative da egli stesso convocate», ha detto Mélenchon, «non sarà un membro del Nfp – che è arrivato in testa alle elezioni – a presentarsi davanti ai deputati, ma sarà un membro di un partito che è arrivato ultimo alle legislative». Per il leader insoumis, Michel Barnier è «un primo ministro nominato con il permesso, se non il sostegno, del Rassemblement National – nonostante che il secondo turno delle legislative sia stato interamente consacrato a sbarrare la strada al Rn».
Insomma, un «bras d’honneur» (un ‘gesto dell’ombrello’) tanto al Nfp quanto «al fronte repubblicano», ha efficacemente riassunto il segretario del Partito socialista Olivier Faure su X. La nomina di Barnier è «l’assicurazione di non cambiare niente in termini di politica economica, e un modo per conciliarsi con l’estrema destra», ha scritto Faure.
COSÌ COME LFI, gli Ecologisti e i comunisti del Pcf, anche i socialisti hanno annunciato ieri che voteranno la sfiducia al governo di Michel Barnier. Rifiutando di nominare «una personalità proveniente dal Nfp, la coalizione arrivata in testa alle legislative» si legge in un comunicato del Ps pubblicato ieri, «Macron volta la pagina di una tradizione repubblicana finora condivisa e rispettata». In questo modo «calpesta il voto dei francesi», scrive il Ps, per il quale «Michel Barnier non gode né della legittimità politica, né di quella repubblicana».
«INQUIETA», Lucie Castets ha detto ieri a Mediapart, che la nomina di Barnier non presagisca niente di buono, anzi, «tutto indica che la sua politica sarà la continuazione di quella di Emmanuel Macron, se non peggio, facendo concessioni al Rn.» Secondo la candidata del Nfp, Macron «avrebbe dovuto seguire la logica istituzionale» e nominarla primo ministro. «Sarebbe poi stato mio compito costruire degli accordi e, qualora non ci fossi riuscita, sarei stata sfiduciata. La democrazia è questa», ha detto Castets. Ma rifiutando tale logica e nominando un conservatore gradito a Le Pen, «il presidente gioca un ruolo esiziale nell’istituzionalizzazione del Rn, in maniera estremamente cinica. Sono sinceramente spaventata per il nostro paese», ha aggiunto la candidata premier della sinistra.
Un’emozione condivisa da Sophie Binet, la segretaria della Cgt. All’Agence France-Presse, Binet ha detto di provare «grande inquietudine» per la nomina di Barnier, un gesto che dimostra «un disprezzo per il voto degli elettori». Mentre questi ultimi si sono mobilitati «come non mai per battere il Rn», Macron, ha detto Binet, ha preferito nominare «una personalità di un partito arrivato in ultima posizione, la cui sopravvivenza politica dipenderà dal Rn».
CON LA NOMINA di Barnier, Macron ha accelerato una crisi che già ora è senza precedenti nella storia repubblicana francese, mostrando un «disprezzo totale nei confronti dei milioni di francesi che si sono recati alle urne» alle legislative, ha scritto il Nfp in un comunicato ieri sera. Un diniego di democrazia di fronte al quale la sinistra francese chiama alla mobilitazione: dapprima questo sabato, alla manifestazione inizialmente organizzata Lfi. Poi, l’1 ottobre, allo sciopero della Cgt, durante il quale il Nfp marcerà unito contro il «colpo di mano» del presidente della Repubblica.
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