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Dispetti elettorali. Perché sulla sanità Marsilio si gioca il consenso

Dispetti elettorali. Perché sulla sanità Marsilio si gioca il consenso

Abruzzo al voto Schlein va in visita all’ospedale di Popoli ma non la fanno entrare

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 8 marzo 2024

All’ospedale di Popoli, dove fa tappa la campagna elettorale dem, Elly Schlein trova le porte sbarrate. «In merito alla preannunciata visita istituzionale – fa sapere il direttore sanitario Alterio Fortunato – si ritiene che la stessa sia al momento non opportuna». Motivo? «Ragioni di tutela della salute e di ordine igienico sanitaria», nonché per «la necessaria serenità e riservatezza dei pazienti impegnati in percorsi terapeutici complessi e accompagnati da sofferenza».

Così Schlein, in Abruzzo a sostenere Luciano D’Amico, deve spostarsi all’esterno della struttura per parlare di sanità. Tutti o quasi pensano a un divieto calato dall’alto dal presidente in carica Marsilio, che negli ospedali ha potuto far campagna indisturbato. «Se fosse stato per il Pd – ribatte l’assessora alla salute Nicoletta Verì – l’ospedale di Popoli sarebbe chiuso da anni», riferendosi a un piano di riorganizzazione ospedaliera datato 2016, quando in giunta c’era il centrosinistra.

È un solo un dispetto elettorale. Ma dimostra che sul dossier sanitario si gioca una percentuale rilevante di consensi. Guadagnarne, per chi ha governato finora, è difficile. Soprattutto se nei 5 anni della destra in giunta i problemi sono rimasti gli stessi o si sono aggravati. Basta leggere i dati sulle liste d’attesa: a Pescara i tempi medi per esami e visite sono quasi raddoppiati dal 2019 a oggi. A gennaio 2024 per un’elettromiografia non urgente occorreva aspettare mediamente 429 giorni, quasi un anno e mezzo. Nello stesso mese di 5 anni fa ne bastavano 97. Salita da 38 a 84 giorni l’attesa per un elettrocardiogramma non urgente, da 49 a 97 per una visita cardiologica, da 149 a 186 per una mammografia.

Anche a Chieti si aspetta parecchio più di prima (+70% in media) mentre si registrano leggeri miglioramenti nelle due province meno popolose, l’Aquila (-20%) e Teramo (-14%). Sono però tempi medi, che nascondono i ritardi peggiori. Come quello denunciato ieri da una paziente aquilana che ha postato sul web la data di prenotazione di una colonscopia: 5 agosto 2025. «Da dieci anni – spiega – mi sottopongo alla colonscopia all’ospedale San Salvatore e non ho mai dovuto aspettare oltre gli 8-9 mesi, nemmeno durante la pandemia».

A fine mandato, la Regione ha provato a rimediare attivando un numero verde per gli utenti che non riescono a trovare posto nei tempi stabiliti. Secondo la sezione abruzzese dell’Associazione Salute Diritto Fondamentale si tratta di un fallimento annunciato. «Vista la carenza di operatori sanitari e in attesa che se ne formino altri, meglio richiamare in servizio a progetto i dipendenti andati in pensione» suggerisce il presidente Walter Palumbo.

Anche secondo gli indici che valutano i Livelli essenziali di assistenza sanitaria l’Abruzzo ha visto peggiorare la sua performance. Fino al 2019, raggiungeva la sufficienza in tutte e tre le aree (prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera). Nel 2020 per la prima volta è stata inserita tra le regioni inadempienti e anche la valutazione provvisoria del 2022 vede peggiorare il giudizio in quest’area.

Altra tara storica: la gestione delle emergenze sanitarie, non facile per un territorio in gran parte montuoso. L’Abruzzo è una delle regioni in cui occorre attendere più tempo (24 minuti in media) per l’arrivo di un’ambulanza. Solo in Basilicata, Calabria e Sardegna si aspetta di più. Appena il 46% degli anziani con frattura al femore riesce a farsi operare nel giro di 48 ore, quartultima performance regionale in Italia. L’Abruzzo è l’unica regione in cui non esiste un Dipartimento di Emergenza e Accettazione (Dea) di II livello, cioè un pronto soccorso in grado di ricevere casi di tutti i livelli di complessità. Quelli più complessi devono essere trasportati a Roma o a Ancona. Accade persino a Pescara, un pronto soccorso da 90.000 accessi l’anno, cioè quanto gli ospedali più grandi del Lazio (dove i Dea di secondo livello sono cinque).

Alla fine del 2023 la Regione ha ottenuto dal ministero la sospirata approvazione della riorganizzazione della rete ospedaliera dopo 8 bocciature nei 7 anni precedenti. Eppure nemmeno nella nuova rete è previsto un pronto soccorso all’altezza: Marsilio promette di individuarne uno entro 2 anni.

Lo stato della sanità si riflette nel numero di abruzzesi che vanno a curarsi fuori regione, circa il doppio di quelli accolti in Abruzzo da altre aree. Durante l’amministrazione di Marsilio si è toccato il saldo negativo peggiore, con 102 milioni di euro di costi per la regione. Sebbene sia lievemente calato nel 2022, il saldo negativo pro-capite è rimasto il più alto d’Italia dopo Calabria, Basilicata e Val D’Aosta. Non andava molto meglio con il centro-sinistra al governo. Ma anche con la destra chi ha potuto curarsi lontano dall’Abruzzo lo ha fatto.

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