Disinformacja e travestimento a Parigi: romanzo del 1982 di Vladimir Volkoff
«In primo luogo la propaganda bianca, che si gioca a due e che consiste semplicemente nel ripetere milioni di volte io sono migliore di te. In secondo luogo la propaganda nera, che si gioca a tre, si attribuiscono all’avversario propositi fittizi creati per dispiacere al terzo per il quale si dà questo spettacolo. Poi c’è l’intossicazione, che può essere giocata a due e a tre, qui si tratta di ingannare, ma con procedimenti più sottili della menzogna; per esempio io non ti darò informazioni false, ma farò in modo che me le rubi».
Vladimir Volkoff ha pubblicato la sua opera maggiore, Il montaggio, dedicata al tema della creazione dell’informazione e del controllo del consenso nel 1982. Il romanzo, tradotto in molte lingue, ha ottenuto il Gran Prix du Roman de l’Academie Française. In Italia era giunto nel 1983 da Rizzoli nella efficace traduzione di Laura Lovisetti Fuà, che ora a distanza di molti anni ripropone opportunamente Settecolori (pp. 457, € 25,00, con una postfazione di Romain Cortés).
In Russia era l’epoca della stagnazione di Leonid Brežnev, che morì proprio nel novembre dell’82. L’autore discendeva da una famiglia di militari, di origine tartara, che avevano sempre militato sotto le insegne degli zar. Nato a Parigi nel 1932 nel seno di una famiglia che molto teneva a conservare le tradizioni russe prerivoluzionarie (la madre era peraltro parente di Tchaikovskij), aveva vissuto nel mondo degli esuli, di cui ha scritto mirabilmente Nina Berberova.
Da parte sua Volkoff era appassionato di doppi fondi e complotti. Il suo primo romanzo si intitolava L’agent triple (1962). Negli anni seguenti si dilettò a pubblicare libri noir, spesso legati a tema di spionaggio, con nomi diversi: Rholf Barbare e Lavr Divomlikoff (il secondo, abbreviato in Divo, assume l’identità di un romanziere fallito ne Il montaggio). Siamo quindi nel territorio della vertigine del travestimento, di cui è stato maestro Roman Kacew, destinato nel tempo a diventare Romain Gary, Émile Ajar e vari altri.
La manipolazione del significato è il tema principale de Il montaggio. Il protagonista, Aleksandr Psar, figlio di un russo bianco emigrato a Parigi, viene reclutato dal Kgb, per occuparsi in Francia dello strumento di propaganda favorito dal governo sovietico.
La disinformacja vuole che si trucchino informazioni e notizie; il compito di Psar è farsi agente letterario in terra di Francia, seminando zizzania con i suoi autori. Il suo libro più fortunato, Libro bianco sull’istruzione, viene utilizzato come manuale dagli studenti rivoluzionari nel ’68. Tutta l’esistenza del personaggio, che produce contenuti falsi, a seconda delle necessità delle autorità sovietiche è sottoposta ai diktat di Abdulrakmanov, maestro di ogni trucco nel mondo della comunicazione.
Volkoff è magistrale nell’indagare il senso che si dipana e si nega in continui complotti, in una sequenza così frenetica che il significato stesso delle azioni e dei nomi viene messo in discussione.
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