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Dinastia Bongo e presenza militare francese, il caposaldo Gabon vacilla

Dinastia Bongo e presenza militare francese, il caposaldo Gabon vacillaIl presidente del Gabon, Ali Bongo Ondima, a Bruxelles lo scorso febbraio per il summit Ue-Africa – Ap

Françafrique Parla il leader dell'opposizione Gerard Ella Nguema: «Parigi cambi mentalità se vuole avere rapporti con l’Africa di oggi». Vietate le proteste

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 31 maggio 2022

Il Gabon non è mai stato un giocatore di primo livello nelle dinamiche geopolitiche del continente africano. Nonostante le sue ingenti riserve di gas e petrolio e la sua invidiabile posizione nel Golfo di Guinea, lo stato africano resta fra i più poveri e con un altissimo tasso di emigrazione verso l’Europa. Dominato da cinquantanni dalla famiglia Bongo, che ha visto il passaggio di potere di padre in figlio, con familiari e alleati che gestiscono il piccolo Paese sull’Atlantico come una proprietà privata.

A Libreville la dinastia Bongo ha sempre scelto di restare fedele all’ex madrepatria coloniale francese, ma oggi anche questo autentico caposaldo della politica africana di Parigi comincia a vacillare. In Gabon esiste la più antica base delle Forze armate francesi in Africa, composta da alcune centinaia di uomini presenti nel Paese sin dalla sua indipendenza nel 1960. Il contingente francese addestra e dà supporto operativo all’esercito gabonese, ma dalla capitale Libreville sono partite molte operazioni militari francesi in Africa come la missione Epervier in Ciad o la missione Licorne in Costa d’Avorio.

Nel 2019 un manipolo di militari aveva cercato di rovesciare il convalescente Ali Bongo, ma il tentativo di colpo di stato era durato poche e non era stato neanche necessario l’intervento delle forze francesi, che difficilmente avrebbero permesso di rimuovere il presidente in carica.

Ma oggi anche a Libreville il sentimento anti-francese sta serpeggiando e così il governo di Ali Bongo ha deciso di vietare una manifestazione organizzata dal Fronte patriottico gabonese guidato da Gerard Ella Nguema, già sfidante di Bongo alle presidenziali del 2016. «Il nostro non è un semplice sentimento anti-francese o anti-coloniale – spiega al manifesto – ma è una forma di patriottismo, di difesa del Paese, della nazione e di una migliore prospettiva per il futuro del nostro popolo. La presenza forte e massiccia dell’esercito francese in Gabon non è giustificata. Ci dà la sensazione di partecipare alla santificazione d una presenza imperialista nel nostro Paese. Io credo che servano nuovi accordi di cooperazione fra Francia e Gabon».

Il presidente del Fronte patriottico gabonese era stato arrestato nel 2019 dopo aver pesantemente accusato familiari e membri del governo Bongo di manipolare le decisioni presidenziali e insieme a lui erano stati arrestati altri membri dell’opposizione.
Oggi con il divieto di questa manifestazione pacifica la tensione torna a salire a Libreville, ma l’opposizione non ha intenzione di fermarsi. «Siamo molto delusi di questa deriva anti-democratica – continua Gerard Ella Nguema – avevano seguito ogni prassi avvertendo anche l’ambasciata francese in Gabon, ma evidentemente ogni voce dissonante spaventa. Il Gabon sta cambiando, come sta cambiando tutta l’Africa, la Francia deve capire che le nuove generazioni sono diverse e se vuole continuare ad avere rapporti con il continente deve cambiare mentalità».

Il Ministro dell’Interno ha giustificato questa decisione dichiarando che gli accordi di cooperazione e difesa fra il Gabon e la Francia sono fondamentali, accusando l’opposizione di voler minare questa antica amicizia. Ma sembra proprio che un altro tassello della Francafrique potrebbe allontanarsi da Parigi e finire sotto l’influenza russa, dopo che anche il Camerun, stato confinante del Gabon, ha firmato un nuovo accordo di cooperazione militare con Mosca.

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