In occasione del Giorno della Memoria continuano a venire editi testi pregevoli che arricchiscono la nostra conoscenza su quanto, in quegli anni tragici, è stato perpetrato. Tra gli scritti, apparsi di recente, che sembrano di sicuro interesse va annoverata questa raccolta di lettere: missive che costituiscono il carteggio – di cui sono autrici Lina Moos e la nipote Anneliese Treumann – e vedono ora la pubblicazione grazie alla scrupolosa curatela di Mara Fazio, storica del teatro nonché figlia di Lore Lindner, la destinataria delle comunicazioni. Dal giardino all’inferno. Lettere di una nonna ebrea dalla Germania. 1933-1942 (Bollati Boringhieri, pp. 240, euro 16) ben descrive l’evolversi di una situazione che, con l’andare del tempo, era andata facendosi sempre più drammatica. Fin dal 1933, infatti, il regime nazista non aveva fatto che inasprire i provvedimenti volti a colpire gli israeliti dando così origine a un vero e proprio stillicidio i cui passi ultimi saranno rappresentati dalla deportazione in un Lager e dall’assassinio.

CORREDATO DA UN RICCO apparato fotografico, il volume ci mostra la catena di umiliazioni attraverso la quale nonna e nipote vengono condotte alla morte, passando dalla quiete di un giardino situato sulle rive del Danubio all’inferno del Lager. Solo qualche esempio: dai cartelli, posti all’ingresso dei locali, in cui si definiscono gli ebrei avventori «indesiderati» alle panchine dei giardini pubblici recanti la scritta «solo per ariani», per tacere delle centinaia di leggi, ordinanze e regolamenti il cui scopo era ovviamente di provocare la progressiva emarginazione di quanti ne venivano fatti oggetto. Il racconto, dal canto suo, si dipana tra sentimenti contrastanti quali speranza, angoscia, commozione, impotenza e terrore: stati d’animo che le autrici delle lettere ci trasmettono in maniera straziante.

COLPISCE DA ULTIMO, in un contesto del genere, la dignità con la quale Lina si richiama costantemente ai propri valori, che diventano una forma di resistenza. Un modello di ricchezza interiore e di «prova opposta a tutte le ingiustizie» che era stata costretta a subire.

Poi, come abbiamo accennato, tra la primavera e l’estate del 1942 le due saranno deportate. Lina Moos muore a Theresienstadt nel febbraio dell’anno successivo; la nipote viene reclusa a Piaski, un campo non lontano da Lublino: dopodiché, se ne perdono le tracce.