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Diamanti killer di minatori informali, in attesa della tracciabilità

Diamanti killer di minatori informali, in attesa della tracciabilitàUna miniera informale a Bukavu, Congo – Ap

Repubblica democratica del Congo Almeno 8 vittime nel Kasai, dove la ricchezza di giacimenti di pietre preziose ha i suoi frutti avvelenati: anche l’ambiente vittima dell’estrattivismo

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 giugno 2022

Una miniera di diamanti a Samba, nel territorio della cittadina di Tshikapa, nel centro della Repubblica democratica del Congo, non lontano dal confine con l’Angola, è franata martedì pomeriggio, sotterrando almeno otto persone, minatori “artigianali” che sarebbero tutti deceduti. Samba si trova a circa 40km da Tshikapa, capoluogo della provincia del Kasai, una delle zone diamantifere più ricche di tutta l’Africa.

Uno dei leader locali, Gervais Pulumba, ha detto ai media congolesi che il crollo riguarda diversi pozzi sotterranei, all’interno dei quali lavoravano decine di minatori: il timore è che «il bilancio esploda» con la prosecuzione delle ricerche. La miniera di diamanti in questione era considerata sovraffollata di lavoratori informali, che impegnati nel loro lavoro di scavo ed estrazione avrebbero indebolito suoli e pareti dei pozzi.

I minatori informali lavorano mettendo a rischio la propria vita, senza alcun supporto tecnologico, strumenti di protezione o assicurazioni per infortuni. Ogni mese le miniere informali registrano decessi di minatori, chi sotto una frana, chi affogato per un allagamento, chi perché subisce un grave infortunio. Nella Repubblica democratica del Congo il Codice minerario, rivisto nel 2018, riconosce l’attività estrattiva informale e le cooperative di minatori, ma non la figura dello “scavatore”, di chi si occupa principalmente di aprire la strada ai minatori.

L’attività diamantifera nella provincia del Kasai ha inoltre un forte impatto ambientale: a settembre le autorità congolesi hanno vietato la pesca nel bacino del fiume Kasai dopo che alcune infiltrazioni di prodotti chimici dalle miniere circostanti hanno causato l’inquinamento delle acque e la moria di migliaia di pesci. Pochi mesi prima, ad agosto dell’anno scorso, l’inquinamento dei fiumi Kasai e Tshikapa, affluenti entrambi del grande fiume Congo, ha provocato la morte per avvelenamento di 12 persone e episodi di avvelenamento acuto sono stati riscontrati in almeno altre 4500 persone: la compagnia angolana Catoca Diamond ammise perdite da una diga di contenimento, promettendo di risarcire le famiglie delle vittime e gli intossicati, e l’episodio portò a una piccola crisi diplomatica tra Kinshasa e Luanda.

La maggior parte dei diamanti congolesi sono prodotti dalla società Minière de Bakwanga (Miba), che ha la sede a Mbuji-Mayi, nella provincia del Kasai orientale: fallita da decenni, la compagnia ha timidamente ripreso le sue attività grazie a soldi pubblici ma fatica a riprendersi.
Alla fine di maggio il ministero delle Miniere ha incontrato una delegazione dell’Anversa World Diamond Center, società pubblico-privata tedesca che dovrebbe investire nel settore diamantifero in Kasai: un progetto di tracciabilità delle pietre estratte da operatori artigianali, per potenziarne la produzione e sviluppare una catena di valore dei diamanti estratti in questa zona.

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