Prima la visita di Nancy Pelosi, ora una nuova legge. Il dossier Taiwan agita la Casa bianca, che prova a salvare il salvabile (ormai ben poco) nei rapporti con la Cina. All’esterno, la visita di Pelosi potrebbe avere l’effetto di compattare i partner asiatici degli Stati uniti.

All’interno sta però avendo un seguito che rischia di ampliare le già profonde divisioni tra i democratici. Come ha raccontato Politico, l’amministrazione americana sta cercando di apportare modifiche a un disegno di legge bipartisan che introdurrebbe novità sostanziali alla politica di lunga data degli Stati uniti su Taipei.

La legge, denominata Taiwan Policy Act, mira a rafforzare le capacità difensive di Taipei e ad approfondire i legami bilaterali. E riflette il desiderio dei repubblicani e una forte componente dei democratici di rivedere l’approccio nei confronti di Pechino, anche alla luce della sua muscolare reazione militare in risposta alla visita di Pelosi sull’isola. Il Taiwan Policy Act è considerato l’atto normativo più rilevante dal Taiwan Relations Act del 1979.

TRA L’ALTRO, autorizzerebbe 4,5 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Taiwan, la includerebbe tra i grandi «alleati non Nato» e darebbe cornice strategica all’eliminazione delle restrizioni autoimposte operata da Mike Pompeo nel gennaio 2021 poco prima di lasciare il Dipartimento di Stato.

Pur sottolineando che non significherebbe un riconoscimento ufficiale della Repubblica di Cina, prevede anche la cancellazione dell’inibizione nell’uso dei suoi simboli (bandiera inclusa) da parte dei rappresentanti taiwanesi negli Usa.

L’Ufficio di Rappresentanza di Taipei potrebbe essere rinominato Ufficio di Rappresentanza di Taiwan, seguendo l’esempio della Lituania che ha scatenato la ritorsione economica e diplomatica cinese. Il direttore dell’American Institute in Taiwan dovrebbe poi ricevere la conferma del Senato.

Il voto della commissione sulla legge, previsto nei giorni scorsi, è stato per ora rinviato a causa dell’intervento del Senato sull’ammissione di Finlandia e Svezia nella Nato. Ma l’amministrazione Biden starebbe lavorando per smussare un testo che rischia di elevare ulteriormente le tensioni con la Cina e sullo Stretto.

IL TAIWAN POLICY ACT è sponsorizzato dal presidente della commissione Esteri Bob Menendez, democratico, e dal repubblicano Lindsey Graham. Lo scorso aprile sono stati entrambi a Taiwan nella stessa delegazione bipartisan.

Secondo la Casa bianca la legge rischia di erodere in maniera forse decisiva l’ambiguità strategica che ha finora regolato i rapporti con Taipei. Rendendo ancora più difficile quel dialogo che Biden aveva mostrato di voler recuperare con Xi Jinping, anche nella telefonata del 28 luglio precedente al tour asiatico di Pelosi.

Ma l’amministrazione non può nemmeno passare per troppo morbida verso Pechino dopo le manovre militari sullo Stretto e alla vigilia delle elezioni di midterm. Evidente comunque la differenza anche retorica tra le diverse anime dem sulla Cina, rappresentate da Biden e Pelosi.

Mentre il presidente ha provato a smorzare le tensioni sulle esercitazioni rimarcando ancora una volta che la visita è stata una scelta personale, la speaker ha definito Xi un «bullo spaventato» in un’intervista alla Msnbc: «Non può decidere lui i nostri programmi». Poi ha spiegato di essere stata invitata dalla presidente Tsai Ing-wen. A Taipei, dove di solito si dice che gli ospiti americani vengono «ricevuti», si sosteneva il contrario.