Di fronte allo stallo, lo scaricabarile degli Usa
Strategie Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina: lo ha detto il presidente Michel. «L’Ucraina è Europa, l’Europa è Ucraina» ha dichiarato Metsola, presidente dell’Europarlamento; […]
Strategie Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina: lo ha detto il presidente Michel. «L’Ucraina è Europa, l’Europa è Ucraina» ha dichiarato Metsola, presidente dell’Europarlamento; […]
Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina: lo ha detto il presidente Michel. «L’Ucraina è Europa, l’Europa è Ucraina» ha dichiarato Metsola, presidente dell’Europarlamento; «un fatto storico» ha commentato Ursula von der Leyen. Anche se l’apertura dei negoziati vuol dire che l’adesione vera e propria avverrà tra qualche anno è una svolta istituzionale e simbolica.
Ma facciamo solo un passo indietro, a 24 ore prima dell’annuncio. Il viaggio di Zelensky negli Usa per avere più fondi a sostegno della continuazione della guerra è finora stato un fallimento, per diretta opposizione dei Repubblicani ma anche per un a diffusa e generale «stanchezza» americana, tanto più che le fonti d’intelligence confermano la stallo sostanziale sul campo dei combattimenti. La soluzione militare al conflitto non c’è, ma nonostante questo decine di miliardi di dollari devono a tutti i costi arrivare all’esercito ucraino, il cui capo di Stato maggiore Valery Zaluzhny è in conflitto aperto con il presidente, proprio sulla conduzione della guerra e sulla trattativa possibile.
Putin, che si ricandida la quinta volta, avverte che una tregua ci sarà quando lui avrà compiuto i suoi obiettivi. Stanchezza, stallo, fallimento della controffensiva ucraina – riconosciuta dallo stesso Zelensky in una intervista all’Ap -, tenuta e supremazia dell’esercito russo hanno fatto dire a Biden, di fronte alla ripetuta richiesta di adesione alla Nato che «No, non è possibile, vorrebbe dire entrare in guerra con la Russia», come se questo non fosse chiaro già prima, con l’allargamento a est dell’Alleanza atlantica; e poi sempre dalla Casa bianca è stato ricordato che ci sono condizioni da rispettare che riguardano la «democrazia» e la «corruzione».
A questo punto, visto che non avanza nessuna proposta concreta di cessate il fuoco o di trattativa armistiziale, qual è la risposta che arriva dagli Usa, che non riescono più a trovare le armi da inviare e che vedono i fondi destinati a Kiev bloccati politicamente? Scaricare sull’Unione europea l’intero peso delle questioni irrisolte. Dal pacchetto di aiuti finanziari, alle armi. Del resto l’Ue già si era portata avanti, arrivando a prevedere che una parte dei fondi destinati alla ripresa sociale dopo la pandemia, venissero utilizzati per l’acquisto di armi. Fatto singolare, a opporsi a parole è stato il sovranista Orbán, amico di Salvini e Meloni, che ha l’incredibile faccia tosta di dichiarare – lui se ne intende – che l’Ucraina «non soddisfa le condizioni per entrare nell’Ue».
Ed è purtroppo vero: le elezioni sono sospese, a partire da quelle presidenziali del 2024, le opposizioni sono fuorilegge, la manifestazione del pensiero critico è repressa, la libertà di parola scarseggia, la corruzione dilaga guidata dal sistema di oligarchi anche a spese di chi la guerra è costretto a farla, il sindaco di Kiev si chiede che differenza ci sia con la Russia di Putin. Senza dimenticare che l’ingresso di un grande paese agricolo pone problemi vitali all’intero comparto europeo, come dimostra l’opposizione degli alleati di Kiev, Polonia, Ucraina, Bulgaria e Romania alle esportazioni protette di grano ucraino. Ora tutto questo è Europa.
Che si apre anche a Moldavia e più in là alla Georgia (siamo all’ex Urss) ed esclude e seleziona i buoni e i cattivi dei Balcani. Certo l’Ue non ha l’articolo 5 come la Nato per cui entriamo in conflitto subito con la Russia, ma il 2024 sarà un altro anno di guerra che, anche questa, deve continuare. Vista la brutta aria che tira per Biden, sempre più scaricata sull’Unione europea. Un immenso, inutile massacro di ucraini e russi e a decidere della sua fine non sarà Bruxelles ma il vento transatlatico che passa per Londra e arriva a Washington. Faremmo meglio a dire che l’Europa è l’America. Qualcuno, con buona volontà, ci può perfino leggere una alternativa all’impossibile ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ma se la politica estera dell’Unione europea non esiste ed è quella dell’Alleanza atlantica, dov’è l’alternativa?
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