Visioni

Dentro Metropolis, ascesa e caduta dell’utopia americana

Nathalie Emmanuelle e Adam Driver in una scena da «Megalopolis» di Francis Ford CoppolaNathalie Emmanuelle e Adam Driver in una scena da «Megalopolis» di Francis Ford Coppola

Cannes 77 In una New York livida e distopica, arriva in concorso il nuovo film di Francis Ford Coppola

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 17 maggio 2024

L’ultimo «reminder» dell’embargo sulla pubblicazione di recensioni del film è arrivato alle 19.05 ora in cui è finita la proiezione stampa, accolta da un’esitante combinazione di fischi e applausi. Come se il festival prendesse misure extra per proteggere il nuovo lavoro di Francis Ford Coppola da un backlash che, abbastanza perversamente, la stampa sta coltivando da giorni (titolo di Variety: Riuscirà Cannes a salvare Megalopolis?).

Forse il film più atteso del festival di quest’anno, Megalopolis arriva in concorso sulla Croisette come un’ astronave aliena di quelle immaginate da Lucas e Spielberg – enorme, generoso, pretenzioso, candido, pieno di sorprese e di amore per un’idea di cinema totale che va da Abel Gance (il suo Napoleon, che Coppola aveva distribuito nel 1981, è stato presentato qui martedì, in versione integrale) a Roger Corman (con cui Coppola ha cominciato, e che è mancato lo scorso weekend).

LIBERAMENTE ispirato a La congiura di Catilina di Sallustio, solo reimmaginata nella New York dei nostri giorni Megalopolis, ci immerge subito in una metropoli notturna che è più Gotham City (o la prigione di massima sicurezza di Carpenter) che la Metropolis di Fritz Lang.

Una città in degrado, corrotta ai vertici del potere, piena di folle confuse che si muovono tra i canyon dei grattacieli ansiose di nuovi leader. Una metropoli sospesa sull’orlo del baratro, come il brillante architetto Cesare Catilina (Adam Driver) ci appare sospeso in bilico sulla cima del Chrysler Building all’inizio del film.

«Fermati tempo», intima, quando sta per precipitare. Si può fermare il tempo? La domanda – come l’ossessione di uno scienziato – torna spesso nel film. Non per rimanere congelati nel presente ma perché il passato e il futuro si parlino, entrino in corto circuito. Perché la fine della grande Roma repubblicana, non sia lo specchio della fine dell’America contemporanea.

«Il seme di Megalopolis è stato piantato quando, da bambino, ho visto Things to Come (La vita futura), di H.G. Well», ha affermato Coppola in una dichiarazione preparata per la presentazione del film pubblicata sulla rivista Vanity Fair. «Il soggetto di questo classico di Korda, realizzato negli anni trenta, è la costruzione del mondo di domani. È sempre rimasto con me, prima come un bambino che giocava allo scienziato e poi come filmmaker», ha scritto ancora il regista.

Nathalie Emmanuelle e Adam Driver tra i personaggi tragici che evocano quelli del mondo classico

NON A CASO il suo eroe (su cui però incombe l’ombra della scomparsa irrisolta della moglie), Cesare, è un costruttore, un architetto, che in cui si intravede il personaggio geniale e contraddittorio dell’urbanista Robert Moses, per decenni burattinaio dietro a qualsiasi opera pubblica a New York e dintorni.

Catilina – che è più amletico che idealista – ha infatti inventato un materiale con cui costruire metropoli del futuro accessibili e confortevoli per tutti. La sua nemesi è il sindaco della città, Frank Cicero (Giancarlo Esposito) un politico conservatore anche se non necessariamente maligno. Tra i due uomini c’è Julia (Nathalie Emmanuelle), figlia di Frank e innamorata di Cesare.

Intorno a loro danzano macabramente il miliardario Hamilton Crassus (Jon Voight), sua moglie Wow Platinum e un giovane leader populista Clodio Pulcher (Shia Labeauf) abilissimo ad accendere le folle sfruttandone la frustrazione (il paragone con Trump è ovvio, ma Coppola sta facendo un discorso più ampio.

Contrariamente alle anticipazioni apocalittiche (il Guardian è sceso ai minimi storici pubblicando un articolo di pettegolezzi dal set intitolato: Ma questo tipo ha mai fatto un film?), Megalopolis ha una storia, nel senso più tradizionale della parola. Il suo sviluppo narrativo e il suo effetto emozionante sono piuttosto quelli di un caleidoscopio – straboccante di suggestioni fantascientifiche e horror (la stessa combinazione del bellissimo Dracula coppoliano), di filosofia, opera e melodramma.

«L’AMERICA contemporanea è la controparte storica dell’antica Roma e la congiura di Catilina, come raccontata da Sallustio, potrebbe essere ambientata nell’America di oggi – come Cuore di Tenebra di Joseph Conrad (originariamente ambientato durante il colonialismo europeo in Africa, nel 1800) in Apocalypse Now è stato riscritto sullo sfondo della guerra in Vietnam», ha detto ancora Coppola a Vanity Fair.

Il paragone con Apocalypse Now (Palma d’oro) pesa anche nelle sue speranze per il futuro di questo suo bellissimo sogno lungo quarant’anni. Speriamo che la giuria stia dalla sua parte.

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