Da oggi si comincerà a capire se la pace raggiunta a Cutro tra la Lega e Fratelli d’Italia sulla protezione speciale è vera o solo fittizia. Approda questa mattina al Senato infatti il decreto varato dal consiglio dei ministri convocato da Giorgia Meloni nella località calabrese teatro della strage costata fino a ieri a 81 migranti. Il testo, che interviene in materia di flussi di ingresso e contrasto all’immigrazione irregolare, sarà assegnato alla commissione Affari costituzionali, relatore il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, e ci sarà tempo fino alle 17 del 27 marzo per la presentazione degli emendamenti. Da martedì 21 alle 9 è previsto l’avvio delle audizioni.

Le opposizioni promettono battaglia ma è più che probabile che la sfida vera si consumerà all’interno della maggioranza e avrà come posta proprio la protezione speciale, con la Lega che punterà a nuove e più dure restrizioni in aggiunta a quelle già inserite nel decreto, restringendo così il riconoscimento dello status di rifugiato solo a chi scappa da guerre e persecuzioni, «Tutto il resto è un di più e può essere cancellato», ha spiegato due giorni fa il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni.

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Il decreto che arriva oggi a palazzo Madama ha già cancella la possibilità per un richiedente asilo di non essere espulso tenendo conto del grado di integrazione raggiunto nel nostro Paese e, in particolare, «dei vincoli familiari dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale». Condizioni che, stando agli ultimi dati, riguardano oggi almeno 10 mila persone che rischierebbero di precipitare nell’illegalità una volta scaduto il permesso di soggiorno, E di essere espulsi, a patto che esista un accordo in tal senso tra l’Italia e il paese di origine. Il «di più» di cui parla Molteni sono i motivi sopravvissuti al taglio per cui non si può procedere all’espulsione, e che riguardano ad esempio l’orientamento sessuale e l’identità di genere tra le cause di persecuzione nel Paese di origine.

Si sa che il Colle è intervenuto per rendere il meno duro possibile l’intervento del governo e le osservazioni del capo dello Stato sono state accolte da Fratelli d’Italia. Ma ora che il decreto comincia il suo iter parlamentare la partita si riapre, e la Lega farà di tutto per provare a resuscitare i decreti sicurezza varati a suo tempo da Matteo Salvini quando era lui il ministro dell’Interno. Ieri il segretario federale si è mostrato ottimista: buona parte dei decreti sicurezza «sono già ripresi nel decreto presentato a Cutro e altre parti potranno essere riprese durante il lavoro parlamentare», ha detto anticipando fatto quanto potrebbe accadere a partire da oggi.

Per il deputato di +Europa Riccardo Magi «il governo ha una lettura del fenomeno migratorio schizofrenico, astratto, fatto di cose che dovrebbero avvenire ma non avvengono, e quotidianamente mette in campo dei diversivi come la Wagner, i pull factor, la protezione speciale o altre fesserie del genere». Un giudizio negativo che Magi estende anche al decreto Cutro nel quale, spiega, il governo «non ha fatto nulla per rafforzare i canali legali perché ribadisce il meccanismo astratto della Bossi-Fini dove una persona dovrebbe chiamare dal suo Paese di origine qualcuno che non conosce. È una finzione e lo sappiamo tutti», Critico anche il senatore del Terzo Polo Ivan Scalfarotto che parla di provvedimento puramente propagandistico e completamente inidoneo a gestire la questione» immigrazione.