Contrordine: la maggioranza non ci pensa neppure a spaccarsi sul decreto «Carcere sicuro» all’esame della commissione Giustizia del Senato, dove è iniziata la conversione in legge, come sembrava possibile nei giorni scorsi. E rinvia invece ogni potenziale “confronto” ad altra sede: «Affronteremo l’emergenza sovraffollamento – riferisce l’onorevole Pietro Pittalis, vice presidente della commissione Giustizia – il 23 luglio prossimo alla Camera, quando inizieremo a discutere la pdl Giachetti sulla liberazione anticipata speciale».

«FORZA ITALIA – afferma Pittalis, voce in controcanto rispetto al populismo giustizialista della maggioranza – è assolutamente d’accordo con la proposta di portare da 45 a 60 giorni lo sconto di pena per ogni semestre scontato, tenendo conto anche della custodia cautelare e della detenzione domiciliare. Ed abbiamo già preparato un emendamento, per noi migliorativo, che inverte l’onere della prova della buona condotta: al detenuto si applica automaticamente lo sconto di pena accessorio a meno che non venga segnalato dalla direzione del carcere. Il detenuto è informato preventivamente sul suo fine pena e questo evita tutte le pastoie burocratiche che gravano sul recluso. Il nostro emendamento fissa però alcuni paletti, escludendo lo sconto di pena per i reati di mafia, di terrorismo e di violenza sessuale e di violenza sulle donne».

In sostanza, alla Camera potrebbe aprirsi uno spiraglio per l’unica proposta in campo, al momento, capace di alleggerire il sovraffollamento carcerario tornato rapidamente, nell’ultimo anno, ai numeri di dieci anni fa (condanna Torreggiani). Un varco che solo Forza Italia potrebbe scavare, in seno alla maggioranza.

NULLA DA FARE però invece per la richiesta, avanzata dalla Conferenza dei Garanti territoriali dei detenuti, di correggere il decreto con emendamenti che inseriscano fin da subito la liberazione anticipata speciale. Forza Italia ha infatti deciso ieri, dopo una riunione di senatori e deputati, di restare nei ranghi della maggioranza senza forzare la mano sul dl licenziato dal Cdm il 4 luglio scorso che, come ammesso dallo stesso ministro Nordio, non affronta minimamente il sovraffollamento carcerario. Il provvedimento arriverà in aula, a Palazzo Madama, nella settimana tra il 29 luglio e il 3 agosto. Tra i nove emendamenti presentati dal senatore azzurro Zanettin, alcuni affrontano il tema della semilibertà, regime applicabile ai detenuti che scontano residui di pena «non superiore a quattro anni». Gli emendamenti di FI eliminano però ogni automatismo inserito dalla riforma Cartabia e lasciano al magistrato la decisione caso per caso. In altri, secondo quanto riferisce Pittalis, vengono aumentati i fondi per le comunità che dovrebbero accogliere i tossicodipendenti privi di domicilio adatto alle misure alternative. Troppo pochi 206 posti in tutta Italia: «Con 5 milioni in più, abbiamo tentato di appianare il gap tra le regioni».

SONO CIRCA 80 invece gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle: dalla reintroduzione del reato di abuso d’ufficio, abrogato dal ddl Giustizia, al potenziamento delle figure professionali per la rieducazione e la riabilitazione del condannato, fino all’integrazione dell’organico della polizia penitenziaria. Altrettanti ne ha presentati il Pd per riempire «in tutti gli aspetti» quello che i dem definiscono, a ragione, «un decreto vuoto»; emendamenti che verranno illustrati questa mattina in conferenza stampa.

Che la situazione sia esplosiva «è sotto gli occhi di tutti», ammette anche Pittalis che, «a titolo strettamente personale», azzarda: «Non sono assolutamente contrario a prendere in considerazione l’amnistia e l’indulto».

PROVVEDIMENTI di clemenza che vengono invece invocati senza mezzi termini da Valentina Calderone, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, che ieri ha presentato la prima relazione annuale del suo mandato, relativa all’anno 2023.

«A Roma, le condizioni più critiche di sovraffollamento le riscontriamo a Regina Coeli, con 1.129 presenze contro i 628 posti disponibili, e un tasso di sovraffollamento del 180%. Rebibbia nuovo complesso con 1.556 persone contro i 1170 posti disponibili, ha un tasso di sovraffollamento del 133%. Rebibbia femminile con 358 presenze contro i 272 posti, ha un sovraffollamento del 132%», si legge nel rapporto. «Vivere in un carcere sovraffollato – spiega Calderone- significa che il personale dell’area giuridico pedagogica ha in carico troppe persone e non riesce a svolgere un effettivo lavoro di costruzione dei percorsi individuali; significa anche che gli operatori della polizia penitenziaria non riescono a garantire la sorveglianza per le varie attività, e sono spesso sottoposti a orari massacranti per coprire i turni di servizio». Per questo, chiosa Calderone, provvedimenti deflattivi come l’amnistia e l’indulto sono «l’unico modo per riportare gli istituti carcerari all’interno della legalità».