Le ultime righe del comunicato stampa del governo dopo il consiglio dei ministri di martedì, rappresentano uno schiaffo a Ravenna, senz’altro la provincia più colpita dal disastro legato all’alluvione che ha sconvolto la settimana scorso la Romagna. Accanto agli «interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023», nel decreto-legge, che ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, se ne accostano altri «nel settore energetico».

In particolare, «si semplifica la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione» come spiega il comunicato di Palazzo Chigi.
UNO SCHIAFFO a Ravenna perché la città il 6 maggio, ovvero dopo la prima alluvione in Romagna, aveva ospitato la manifestazione nazionale indetta dalla campagna «Per il Clima, fuori dal Fossile!». Tremila persone avevano protestato contro il rigassificatore che Snam è stata autorizzata a piazzare al largo della città, a 8 chilometri dalle spiagge di Punta Marina, e contro progetti simili in tutta Italia, a partire da Piombino.

L’impianto galleggiante romagnolo sarebbe collegato ai gasdotti nazionali da un’infrastruttura a terra che misura 35 chilometri: il tutto è stata autorizzato dal commissario straordinario ai rigassificatori Bonaccini (fu nominato da Draghi) con un iter che si è concluso in appena 120 giorni e che non ha previsto alcuna valutazioni di impatto ambientale (Via), nemmeno per le infrastrutture connesse, come il gasdotto che – lo si evince dalle mappe progettuali presentate da Snam – abbraccia tutta la città d’arte. Non si è mai valutato, insomma, se ci fossero o meno rischi connessi, ad esempio, con possibili alluvioni.

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Il primo a sollevare il problema, ieri mattina, è stato il vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) alla Camera Marco Grimaldi: «Il cambiamento climatico provoca alluvioni sempre più frequenti e violente e la sua causa principale sono le emissioni di gas a effetto serra dovute ai combustibili fossili. Qualunque persona di buon senso farebbe di tutto per diminuire queste emissioni, anche generate dal gas. Il governo invece si inventa un meccanismo perverso: finanziare la riparazione dei danni delle alluvioni con nuovi rigassificatori. In particolare, si incentiva la collocazione a Ravenna anche del secondo rigassificatore, quando fra 3 anni sarà spostato da Piombino. Sarebbe come finanziare il contrasto al gioco d’azzardo patologico aprendo 100.000 nuove sale slot» ha sottolineato, ricordando l’autorizzazione a tempo concessa dalla Regione Toscana per l’impianto gemello di quello di Ravenna, ovviamente anche quello gestito da Snam.

Alle parole di Grimladi fanno eco i deputati del M5S che sottolineano «una plateale mancanza di rispetto per le 15 persone che hanno perso la vita a causa dell’alluvione». Il capogruppo Avs, Bonelli, chiede lo stralcio del tema. La reazione del Pd non è invece pervenuta.
IN SILENZIO NON SONO rimaste invece le organizzazioni impegnate sul tema della giustizia climatica: «Assurdo. Mentre l’inferno climatico si è scatenato in Emilia Romagna con vittime e gravi danni, si sfrutta l’emergenza per promuovere ancora una volta l’espansione del gas, tra le fonti fossili all’origine degli eventi climatici estremi che ci colpiscono ormai sempre più spesso» ha commentato su Twitter Greenpeace. Per Re:Common, invece, «si tratta dell’ennesima dimostrazione del negazionismo climatico del governo che risponde alla crisi climatica investendo nel fossile e nel business as usual di aziende come Snam.

Altro che transizione ecologica: neanche un’alluvione fa traboccare il vaso. Così il mantra della sicurezza energetica continua a condizionare le scelte del governo a vantaggio di Snam e del suo strapotere strategico nell’area mediterranea».