Kiev ci riprova e per la seconda notte di seguito i droni ucraini hanno solcato minacciosamente i cieli russi. Intanto dagli alleati europei e dagli Usa è stato annunciato lo sblocco di centinaia di milioni di aiuti economici e militari.
Secondo i vertici militari di Mosca, citati dalla Tass, sarebbero ben 58 i droni ucraini abbattuti nella notte, ma almeno tre di questi sono riusciti a colpire il consueto obiettivo dell’aviazione di Kiev: le infrastrutture di idrocarburi. A Rjazan, 200 km a sud-est di Mosca, una raffineria di medie dimensioni è stata data alle fiamme dallo schianto dei velivoli teleguidati ucraini. I servizi segreti civili ucraini (Sbu), tuttavia, dichiarano che i droni sono riusciti ad arrivare anche nelle regioni di Nizhny Novgorod e Leningrado colpendo altri due impianti. «Si tratta di una serie di operazioni speciali contro le raffinerie di petrolio russe volte a ridurre il potenziale economico della Federazione russa» fanno sapere dall’Sbu. Anche se gli ultimi attacchi si sono concentrati sul territorio russo, è a causa delle molte perdite della marina russa lungo le coste della Crimea che il Cremlino ha deciso di licenziare l’ammiraglio Nikolai Yevmenov, a capo della Marina dal 2019, e lo ha sostituito con il comandante della Flotta settentrionale, l’ammiraglio Alexander Moiseyev.

A Belgorod, regione confinante con l’oblast ucraino di Kharkiv, è stato colpito l’edificio dell’Fsb (i servizi segreti russi) locale e in un primo momento si riteneva che la responsabilità fosse ucraina ma poi la rete Rbc Ucraina ha indicato le milizie russe filo-ucraine della Legione «Libertà per la Russia», anche se non è ancora chiaro se sia stato o meno il coinvolgimento dei servizi segreti militari (Gru) dell’ubiquo Kyrylo Budanov. Nel frattempo la Legione, unitamente al Corpo di Volontari Russi (Rdk) e al Battaglione Siberiano, ha diffuso un avviso alla popolazione civile delle regioni russe di Belgorod e Kursk a «lasciare immediatamente le città» rivolgendosi anche alle «autorità locali» affinché «avviino l’evacuazione». Mosca non ha commentato e non si è mostrata troppo allarmata dalla forza dei gruppi di ribelli russi di stanza in Ucraina. Dal canto suo, il Cremlino ha però dichiarato di aver colpito uno dei sistemi missilistici antiaerei Patriot forniti dagli Usa a Kiev. I funzionari ucraini non hanno confermato.

Intanto gli effetti della guerra nell’est dell’Europa si riflettono anche sugli altri stati del Vecchio Continente. La Danimarca, ad esempio, sta valutando di estendere il bacino di cittadini interessati dall’obbligo di leva estendendo la coscrizione anche alle donne e prolungando il periodo di servizio dai 4 mesi attuali a 11. Per il ministro della Difesa di Copenaghen, Lund Poulsen, «è necessaria una base di reclutamento più ampia che includa tutti i sessi». Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, considerando anche la recente aggressione all’ex braccio destro di Navalny a Vilnius ha ripreso la proposta di Macron e ha dichiarato «dobbiamo considerare seriamente l’idea di inviare truppe in Ucraina».