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De Luca, il terzo mandato spacca i due fronti dem

De Luca, il terzo mandato spacca i due fronti demVincenzo De Luca – LaPresse

Le primarie Urne aperte in Campania, nel 2019 votarono in 149mila. A Caserta ancora sospeso il tesseramento. Ruotolo (mozione Schlein): «Gli elettori vigilino nel salernitano cioè nella provincia del governatore»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 febbraio 2023

«Bonaccini a Napoli ha aperto al terzo mandato per De Luca, mi chiedo se sia questa la sua idea di cambiamento. Il cambiamento non si annuncia, si pratica per davvero»: Elly Schlein ha cominciato la giornata, ieri, attaccando il suo competitor a segretario del Pd puntando sul suo rapporto con il presidente campano. «Anche per il Pd serve una guida femminista, un altro modello di leadership – ha proseguito Schlein -. Basta con gli uomini soli al comando, basta con le donne sole al comando. Importante costruire un nuovo gruppo dirigente, cambiare tutto: volti, metodo, visione».

Cosa ha detto Bonaccini? Napoli, venerdì sera, appuntamento a Città della scienza. La Sala Newton, ridotta alla metà con i divisori, aspetta il governatore dell’Emilia Romagna: non c’è il tutto esaurito ma in platea ci sono quasi tutti i big che hanno scelto di appoggiarlo. Assente De Luca: è infatti Bonaccini ad andare da lui, e non viceversa, arrivando così con grande ritardo alla sua stessa iniziativa. Dopo quanta minuti di colloquio a quattrocchi, alla domanda sul terzo mandato di De Luca, Bonaccini ha risposto: «Il tema è legato a leggi che ci possono essere e, se ci sono, in democrazia allora lo si può fare, poi sono i cittadini a decidere».

Dire No sarebbe stato difficile: al voto dei circoli del salernitano Bonaccini ha incassato oltre l’80%. Poteva fare meglio: grazie all’appoggio di De Luca, Renzi prese l’88%. A Napoli, dove il governatore campano fatica a conquistare posizioni, il voto dei circoli ha premiato di misura Schlein: 898 a 881. Ma nell’hinterland partenopeo si è piazzato avanti Bonaccini: 4.185 a 2.715. In questo caso a pesare sono stati i consiglieri regionali. Perché con il governatore dell’Emilia Romagna si è schierato quasi tutto l’apparato: De Luca, consiglieri regionali, parlamentari come Valeria Valente e Stefano Graziano, ex parlamentari come Lello Topo e Umberto Del Basso De Caro.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha fatto sapere che resta fuori dalle dinamiche di un partito a cui non è iscritto ma ha ricevuto Bonaccini in comune. E ieri, nonostante gli sconti frontali con De Luca sul progetto Porta est e San Carlo, sul terzo mandato ha commentato: «Credo che, se gli elettori vogliono, possa essere un fatto positivo. La cosa fondamentale è che resti una salda guida del centrosinistra nella regione Campania».

Dov’è il problema? In mancanza di una norma nazionale (la destra la vuole perché pensa di avere in tasca tutte le prossime elezioni locali), serve cambiare la legge elettorale regionale: i consiglieri dem da mesi hanno fatto sapere che appoggeranno le ambizioni di De Luca solo in cambio dell’introduzione di uno sbarramento. Così il Pd non potrà più essere cannibalizzato dalle liste civiche del governatore che gli consentono di bypassare il partito e ne riducono la quota di eletti. Anche se in molti sperano che ci pensi poi il governo a impugnare la legge.

Su questo binario si sono intavolate le trattative che porteranno, subito dopo le primarie, all’elezione del segretario regionale e quello metropolitano di Napoli. Solo due i canditi: per la prima carica Rosa D’Amelio, per la seconda Giuseppe Annunziata. Due nomi di sintesi ma, in sostanza, i consiglieri regionali non sono riusciti a imporre una guida forte e alternativa, anche se Annunziata è comunque vicino al consigliere regionale Mario Casillo. Incarichi e rapporti di forza che, poi, finiranno per determinare anche le liste per le future elezioni. E così si arriva alle «sedi di partito trasformate in comitati elettorali» come ha denunciato l’ex commissario del Pd campano Francesco Boccia, dal fronte Schlein. Eppure anche lui, da commissario, si era precipitato da De Luca a fare l’accordo per chiudere le candidature alle politiche dello scorso settembre.

Alle primarie del 2019 in Campania ci furono 149mila votanti. A Caserta oggi gazebo aperti ma il voto dei circoli è sospeso: rimandata a martedì la decisione se riammettere i ricorrenti a cui è stata revocata la tessera. Polemiche sulle schede inviate per provincia: 80mila a Napoli; 30mila a Caserta; 65mila a Salerno; 25mila ad Avellino; 20mila a Benevento. Spicca il dato del salernitano che ha meno di un terzo della popolazione del napoletano. Sandro Ruotolo, portavoce della mozione Schlein in Campania: «Facciamo un appello agli elettori: siate le nostre antenne sul territorio, soprattutto nella provincia di Salerno cioè la provincia di De Luca. Abbiamo bisogno che siano accesi i riflettori in tutti i seggi. Se notate qualcosa che non torna chiamateci. Dev’essere un voto libero».

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