A Caserta e provincia si sarebbe dovuto votare oggi nei circoli Pd per il futuro segretario nazionale del partito. Non perché ci siano state le elezioni, come in Lazio e Lombardia, ma perché la commissione provinciale non aveva certificato il tesseramento con la mozione Schlein e in particolare Francesco Boccia (commissario del partito campano fino al 6 febbraio) a puntare il dito contro «i signori delle tessere». Obiettivo i supporter di Bonaccini e, in particolare, il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero. La commissione nazionale aveva rimandato a Caserta una lista di circa 3mila nomi da depennare prima di certificare l’anagrafe e aprire, oggi, i circoli al voto. Ieri nuovo stop.

In circa 200, inclusi sindaci, consiglieri comunali e vecchi esponenti dem, hanno fatto ricorso e il presidente della prima sezione del tribunale di S. Maria Capua Vetere ha deciso di sospendere il voto «stante la potenziale irreparabile lesione del diritto soggettivo all’elettorato attivo dei ricorrenti». Il 24 febbraio il giudice monocratico Rossella De Palo deciderà nel merito. Ci sarebbero quindi motivi per rivalutare l’esclusione di quanti hanno pagato la tessera «tramite Sisalpay, modalità prima facie non espressamente esclusa dal Regolamento del tesseramento, avvenuta per il tramite di tabaccherie; rilevato peraltro che sussiste un’identificabilità del soggetto versante».

L’avvocato dei ricorrenti, Angelo Librace: «Le commissioni provinciale e nazionale hanno decretato che esistono a Caserta democratici di serie A e di serie B ossia persone che, iscritte con le stesse modalità anche di pagamento, sono state escluse e altre incluse nella mutevole anagrafe del Pd. Nell’interesse della partecipazione è stato sollevato un problema di democrazia e di agibilità politica».

In Campania quasi l’intero partito sostiene Bonaccini, a cominciare dal governatore De Luca. Con Schlein il parlamentare Sarracino, Art1 e l’assessora comunale di Napoli Armato. Il tesseramento precedente a Caserta era stato annullato e anche questa volta è finita a carte bollate. I circa 7mila iscritti risultati al 31 gennaio avevano insospettito il partito a Napoli e Roma. La commissione nazionale ne ha segnalati circa 3mila ma alla fine la commissione provinciale ne ha eliminati circa 2mila arrivando alla cifra finale di 4.994 tessere. Tagliate le iscrizioni fatte con pagamenti oltre i tre consentiti da un conto o una carata di credito; ammessi quelli con paypal, cancellati quelli in tabaccheria con Sisalpay. A insospettire i numeri di Caianello, Casal di Principe, Castel Campagnano, Letino, Sessa Aurunca, Villa Literno con adesioni troppo alte rispetto ai voti delle ultime politiche.

Sessa Aurunca epicentro delle polemiche: 1.053 iscritti su 1.200 voti di settembre. Si tratta della città natale di Oliviero che avrebbe appoggiato l’elezione dell’attuale sindaco, noto politico che ha militato per decenni nel Pdl e Fi. «Tra i nuovi iscritti veri e propri estranei alla cultura e alla militanza democratica – ha messo a verbale la commissione provinciale – spesso avversari, nonché competitori dichiarati del Pd. Si segnalano casi di iscrizione contemporanea al Pd e ad altri partiti anche di destra».

Agli attacchi di Boccia Oliviero ha replicato: «Non è mai stato super partes». Venerdì è stata la nipote, Veronica Felaco, a scrivere a Boccia: «Sono iscritta al Pd da 10 anni, sono stata una millennials, componente della Direzione nazionale nel 2017/18, appartenente alla tua stessa corrente e ora sono stata cancellata senza motivazione o, forse, perché sono la nipote di Oliviero». E poi 22 sindaci e 3 consiglieri provinciali, tutti sostenitori di Bonaccini, hanno inviato una missiva ai Nazareno contro Boccia. La commissione provinciale, dopo aver denunciato le infiltrazioni della destra e di Azione, ha provato a smorzare i toni: «Ci siamo trovati ad assumere orientamenti contrastanti con le nostre stesse opinioni per liberare il contesto da tensioni e polemiche se non si fossero prese decisioni ferme, al limite dell’irragionevolezza».

La polemica però non si è attenuata. Andrea De Maria, rappresentante della mozione Bonaccini in Commissione di garanzia: «Ho sempre sostenuto il massimo rigore, su precisa indicazione del candidato che rappresento. Dispiace che si voglia continuare la polemica. Difendiamo invece insieme il buon nome del Pd». Ma Marco Furfaro (sponda Schlein): «Pensavo che la battaglia contro i modi arroganti, ambigui e persino rivendicati potesse essere di tutti. In passato autorevoli esponenti locali e nazionali avevano condotto battaglie contro questi modi, ora li trovo affianco di coloro che hanno combattuto».