Il Collettivo Natura e Lavoro ha iniziato la sua attività con un inserto speciale de Il Manifesto intitolato “Attenti ai Dinosauri”: i dinosauri sono stati spazzati via dall’evoluzione, ma la vita non è finita, anzi. Il titolo mette in guardia da concezioni superate dall’evoluzione (dinosauri) che, però, si rifiutano di morire. Abbiamo chiamato il collettivo con due nomi che raramente sono andati assieme: la natura e il lavoro attirano attenzioni di platee molto differenti. Chi pensa al lavoro ha spesso considerato solo il capitale economico, ignorando il capitale naturale. Lavoro significa che l’uomo si industria per ricavare risorse dalla natura, trasformandola con le proprie attività. Prima con l’agricoltura, poi con l’industria e il terziario.

Chiunque sia a controllare i sistemi di produzione, questi di solito hanno eroso la natura.

Altri si sono preoccupati della natura: i movimenti ambientalisti e i partiti verdi hanno acquisito peso politico ed hanno imposto nuove visioni. La transizione ecologica, il pensare alle nuove generazioni, e a quelle future, sono diventate l’asse portante della politica europea, con l’investimento di risorse faraoniche, di cui il nostro paese è il primo fruitore.

Ma i dinosauri resistono. Nel suo discorso di inaugurazione, il Presidente Mattarella cita la biodiversità e gli ecosistemi (il focus della transizione ecologica) e parla delle prossime generazioni. Il messaggio è chiaro. Ma lo è stato anche dai discorsi di tutti i grandi del mondo, riuniti a Glasgow per parlare del futuro, e delle nostre responsabilità nel determinarlo. Se continuiamo così… non sarà un buon futuro. La transizione ecologica è ineludibile.

Tutti d’accordo! Poi si fa la tassonomia per stabilire quali fonti energetiche siano compatibili con la transizione ecologica, ed ecco elencati il nucleare e il gas! I dinosauri si rifiutano di morire! Si fa un Ministero della Transizione Ecologica ma si nomina un ministro che dice che l’ecologia è un ostacolo alla transizione, e che il nucleare risolverà tutti i problemi (non a caso lavora per un’azienda che lavora sul nucleare).

I paesi che votano contro la tassonomia nucleare hanno forti partiti verdi. Quelli che votano a favore no. L’Italia non ha un forte partito verde, non ne ha neppure uno debole. Esiste una galassia di micro-movimenti che stentano ad aggregarsi. Il M5S aveva un fondo di verde, ma a ben pensarci si trattava di un verde tecnologico (la casa di Grillo che produce più energia di quella che consuma) e non un verde basato sulla conoscenza e sul rispetto della natura. La sinistra si è sempre occupata di lavoro e di sociale, la destra si è sempre occupata di lavoro e di capitale. Entrambe vogliono produrre, anche se hanno diversi concetti su come spartire il ricavato della produzione.

E la natura? Un tempo era parte integrante della nostra cultura e l’abbiamo trasformata creando una meraviglia: il paesaggio italiano. Ma oggi i neo-paesaggi generati dai sistemi di produzione sono orrendi. Come sono orrende le periferie sorte con il fiorire dell’economia del boom. Ci siamo mangiati il territorio.

Risolvere questo percorso in qualcosa di virtuoso richiede cultura, un oggetto che ha sempre interessato la sinistra e che ha lasciato un po’ più fredda la destra. Una cultura, però, che comprenda a pieno titolo la scienza. La conversione ecologica si fa se si conosce bene l’ecologia. E qui entra in ballo Darwin. Tutti pensano che abbia fondato la teoria dell’evoluzione. In effetti l’evoluzione è stata scoperta da Lamarck, nel 1809, anno di nascita di Darwin, con il suo Trattato di Filosofia Zoologica, dove introdusse il trasformismo: le specie cambiano.

Darwin propose il meccanismo con cui le specie evolvono: la selezione naturale, un processo che rientra nell’economia della natura. Darwin parla di economia perché è stato ispirato da Malthus, un economista. Le risorse non sono infinite, le specie competono per ottenerle ma, comunque, nessuna può crescere all’infinito. Haeckel, un altro scienziato naturale ottocentesco, coniò la parola ecologia per definire l’economia della natura di Darwin. Una scelta infelice, perché l’economia (dell’uomo) continuò per la sua strada senza occuparsi dell’economia della natura. Oggi una parte significativa degli umani ha capito che l’economia dell’uomo è un corollario dell’economia della natura e che ad essa si deve adattare.

La transizione ecologica richiede una economia che sia prima di tutto della natura e che non distrugga il capitale naturale per creare capitale economico. Il concetto è semplice: l’economia non può prosperare se distrugge la natura; i guadagni iniziali comporteranno perdite enormi in seguito, perché l’uomo non può vivere senza la natura. Il Darwin Day, il 12 febbraio, fu istituito in Italia per difendere la teoria dell’evoluzione dagli attacchi di chi la voleva togliere dai programmi scolastici. Ma l’evoluzione si basa sull’ecologia, e quindi, a Napoli, dal 7 al 13 febbraio festeggeremo la settimana dell’evoluzione, ricordando i personaggi che hanno dato vita al pensiero ecologico-evoluzionistico: Darwin, Lamarck, Malthus e altri. Un piccolo contributo a un’evoluzione culturale che sancisca finalmente la scomparsa dei dinosauri.