Le oltre 3000 firme raccolte in due giorni dall’appello a Pd e 5S lanciato sul manifesto da Fabrizio Barca, Luciana Castellina e Giorgio Parisi per non regalare il Lazio alle destre hanno ottenuto un primo risultato. Ieri il candidato del Pd Alessio D’Amato ha fatto una prima mossa, proponendo un ticket alla candidata del M5S Donatella Bianchi.

«Da parte mia le porte sono sempre aperte, anche per un accordo in extremis. Se Bianchi volesse fare un ticket per me sarebbe cosa gradita», ha detto a Tagadà su La7, rispondendo a una domanda sull’appello. D’Amato ha fatto pesare i numeri dei sondaggi, che vedono attorno a lui un consenso molto più alto rispetto a quello del M5S. Ma ha precisato: «Non è un invito a casa mia, la casa è nostra perché il Lazio lo governiamo insieme da anni».

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IMMEDIATA LA REAZIONE di Carlo Calenda, che fa parte della sua coalizione: «Faccelo sapere rapidamente Alessio D’Amato, in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S. Basta giochini e alchimie». Sulla stessa linea +Europa: «Quando abbiamo espresso il nostro convinto sostegno a D’Amato abbiamo esplicitamente chiarito che lo facevamo in una coalizione senza il M5S», twitta Benedetto Della Vedova.

COMPLETAMENTE DIVERSA l’opinione delle forze di sinistra, che in queste settimane si sono trovate sballottate tra i due litiganti. Dai Verdi ad Articolo 1 a Massimiliano Smeriglio di sinistra civica ecologista il coro è unanime: proviamoci fino all’ultimo minuto. E ai promotori arrivano applausi anche da numerosi esponenti dem: dal senatore Andrea Crisanti (che ha firmato) a Gianni Cuperlo che lo «condivide» all’ex vicesindaco Walter Tocci.

«Fa bene D’Amato a insistere fino all’ultimo giorno utile per ricomporre l’alleanza che già governa il Lazio», dice Smeriglio. «È una responsabilità enorme quella di rompere il campo largo e rendere più facile il compito della destra. Chi rompe paga. Ed è incomprensibile l’ostinazione di Calenda nel cercare di indebolire l’alleanza».

«La strada di una ricomposizione anche in extremis della coalizione è quella giusta per vincere nel Lazio», dice la consigliera uscente Marta Bonafoni, molto vicina a Schlein. «Un ticket tra D’Amato e Donatella Bianchi ci consentirebbe di ripartire proprio da qui, per una possibile riscossa anche a livello nazionale del fronte progressista». Segue un appello a Conte: «Dimostri di voler bene alle comunità della nostra regione e di dar ragione del grande lavoro svolto dal M5S insieme alle forze che hanno sostenuto la giunta di Nicola Zingaretti».

TRA I 5 STELLE NEL LAZIO c’è fermento. «Citofonare Conte», sussurra l’assessora uscente Roberta Lombardi, capofila di quelli che non hanno mai apprezzato la rottura coi dem. La candidata Bianchi ufficialmente tace. Dal quartier generale del Movimento filtra freddezza. Si tratta di una «proposta tardiva», il ragionamento condiviso da Conte e da Bianchi.

L’idea del ticket viene bocciata perché riproporrebbe lo stesso problema di qualche mese fa: «Per noi non è questione di poltrone, il confronto doveva partire dai temi». Il M5S nota poi una certa «confusione» nel fronte del centrosinistra, visto che D’Amato è stato «richiamato e smentito» da Calenda, il leader che più ha spinto la sua candidatura.

Porte chiuse, dunque, almeno all’idea del ticket. Tra i promotori dell’appello tornano a circolare nomi di possibili candidati unitari come Massimo Bray e Francesca Danese. Anche i verdi insistono: «Il M5S ha l’opportunità di rimettere in campo una proposta politica che può battere le destre nel Lazio», dice il deputato Filiberto Zaratti.

D’AMATO NON SI ARRENDE «Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono», spiega al manifesto. «E in questi anni insieme abbiamo ottenuto buoni risultati su temi come ambiente e lavoro, oltre che sulla sanità. Ma è chiaro che i matrimoni si fanno in due, ci deve essere una volontà comune».

L’attuale assessore alla Sanità invita il M5S a mettere «in secondo piano» l’idea di una «competizione nazionale» tra Pd e M5S «per qualche voto in più». «Se mettiamo al centro la vita dei cittadini del Lazio è incomprensibile non arrivare a un’intesa, su questo hanno totalmente ragione i promotori dell’appello». E a Calenda ricorda: «La maggioranza attuale va dal terzo polo al M5S e non ha mai registrato gravi rotture».

Quanto all’ipotesi di un suo passo indietro, che Conte da tempo auspica, D’Amato è netto: «Non siamo a X Factor, io rivendico di aver portato la sanità del Lazio fuori dal commissariamento e la buona gestione del Covid. Dal M5S mi aspetto che spieghino chiaramente agli elettori le ragioni di un eventuale loro no alla mia proposta. In ogni caso mi rivolgerò anche ai loro elettori, il 12 e 13 febbraio si vota per un presidente e io sono un combattente: i cittadini hanno già verificato come lavoriamo, e hanno visto i disastri che ha combinato la destra». Contatti diretti con Bianchi a ieri sera non ce n’erano stati. Oggi è un altro giorno.