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Dall’affare Neymar alla Coppa America: la scalata di Doha vale miliardi

Dall’affare Neymar alla Coppa America: la scalata di Doha vale miliardi

Qatar Gli enorni investimenti nello sport del piccolo regno del Golfo per essere in gigante in politica estera. Sullo sfondo le centinaia di manovali stranieri morti durante la costruzione degli stadi dei Mondiali

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 giugno 2019

Le vicende giudiziarie di Michel Platini hanno puntato i riflettori sul Qatar e gli enormi investimenti che il piccolo ma ricco di gas naturale regno del Golfo vanta in giro per il mondo nella moda, negli immobili e nello sport. Investimenti fatti a sostegno delle sue ambizioni in politica estera e per contrastare i riflessi del boicottaggio che da due anni attuano la rivale Arabia saudita e i suoi alleati. L’indagine per corruzione in cui è coinvolto il più grande giocatore della storia del calcio francese ed ex presidente della Uefa, riguarda proprio l’organizzazione dei Mondiali 2022. Nel mirino degli inquirenti c’è il pranzo tenutosi il 23 novembre 2010 con Platini, l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, l’attuale emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani e lo sceicco Hamad bin Jassem, a quel tempo premier e ministro degli esteri dell’emirato. Una riunione in cui si discusse dell’assegnazione dei Mondiali 2022 a Doha dove peraltro si svolgeranno in condizioni ambientali molto difficili a causa delle temperature elevatissime che si registrano in Qatar nei mesi estivi.

Mondiali e non solo. Tutto il calcio di livello mondiale interessa alla dinastia regnante qatariota. Ne è una conferma il passaggio due anni fa del brasiliano Neymar dal Barcellona al Paris Saint Germain, avvenuto nel momento più critico della crisi tra Qatar e Arabia saudita, quando Doha ha sentito di dover conservare la fiducia degli investitori internazionali e il sostegno dei paesi alleati. Protagonista del trasferimento più costoso della storia del calcio è stato il Qatar Investment Authority che gestisce, sotto il diretto controllo dell’emiro Tamim, asset a livello globale intorno ai 330 miliardi di dollari fra cui il PSG, acquistato con 170 milioni di dollari sette anni fa dal Qatar Sports Investments. L’arrivo di Neymar al prestigioso club francese, tra clausola rescissoria da versare al Barcellona (222 milioni di euro), lo stipendio faraonico del giocatore e la commissione versata al padre-procuratore, è costato al PSG, o meglio al Qatar, circa 560 milioni di euro.

L’affare Neymar e il sorprendente successo della nazionale qatariota alla recente Coppa d’Asia di calcio – il Qatar in questi giorni partecipa come ospite alla Coppa America dove questa sera affronta la talentuosa Colombia – hanno attirato investimenti ma anche turisti nel piccolo regno che punta a competere con le rivali Dubai e Abu Dhabi. Il colpo più grosso restano però i Mondiali che si terranno, per la prima volta in Medio Oriente, in otto stadi avveniristici costati miliardi oltre alla vita, sino ad oggi, di centinaia, forse migliaia, di manovali giunti dall’Asia, in maggioranza nepalesi. Vittime quasi tutte del caldo, della mancanza di adeguate misure di sicurezza nei cantieri e di condizioni di lavoro insopportabili. A dare l’allarme già qualche anno fa era stata la Confederazione Internazionale dei Sindacati, che in un rapporto sulle condizioni di vita e di impiego di un milione e 400 mila immigrati in Qatar, aveva previsto migliaia di morti sul lavoro fino all’apertura della Coppa del Mondo nel 2022. All’origine di tanti decessi di giovani tra i 20 e i 30 anni ci sarebbe anche la privazione del cibo e dell’acqua. Alle denunce contenute in tante inchieste giornalistiche e di agenzie internazionali il Qatar ha risposto facendo orecchio da mercante e annunciando l’adozione di misure blande e senza efficacia.

Pilastro dello sfruttamento dei manovali stranieri nei cantieri dei Mondiali (è non solo) è la Kafalah. Un sistema di sponsorizzazione usato in tutto il Golfo che permette all’immigrato di ottenere il visto di lavoro solo a contratto firmato e lo costringe ad avere uno sponsor qatariota che di fatto ne diventa “padrone”. Protestare porta al licenziamento dello straniero che viene subito rimpatriato anche perché non esiste alcuna vera tutela sindacale. E, stando a un’inchiesta di qualche tempo fa di France 24, i lavoratori faranno anche fare da spettatori al Mondiali. Il Qatar teme che gli stadi rimarranno in gran parte vuoti e dispensa biglietti omaggio ai manovali. Inoltre, a causa del gran caldo, i turisti stranieri si prevedono pochi e per lo stesso motivo anche i cittadini qatarioti si terranno a distanza dalle tribune.

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