«Il flusso di armi della Nato verso l’Ucraina e gli aiuti militari a Kiev avvicinano l’Alleanza atlantica alla pericolosa linea dello scontro militare diretto con la Russia». Il ministero degli Esteri russo torna a tuonare contro il sostegno occidentale all’Ucraina evocando ancora una volta lo spettro di una guerra mondiale. Era da almeno due settimane che la dialettica governativa russa aveva cambiato soggetto, da quando il 30 settembre scorso il presidente Putin aveva chiarito che la Russia, se costretta, avrebbe potuto usare il suo arsenale atomico: «Non sto bluffando».

LA PREOCCUPAZIONE principale dell’opinione pubblica internazionale era per l’eventuale reazione di Mosca all’avanzata ucraina nei territori annessi alla Federazione russa. Tuttavia, dopo Lyman le forze di Kiev non hanno riconquistato posizioni significative e fino a metà ottobre sembrava che la situazione fosse piombata in un nuovo stallo generalizzato. Poi, lunedì scorso, sull’Ucraina sono iniziati a piovere missili e droni kamikaze. Di armi atomiche non si è parlato più ma l’idea di una «guerra totale» all’Ucraina sembra prendere forma. Soprattutto se si considera che gli obiettivi dell’artiglieria russa sono principalmente i nodi strategici della rete elettrica nazionale ucraina. Un «crimine di guerra», si legge in un comunicato di Amnesty. Kiev, Leopoli, Sumy, Kryivy Rih, Dnipro, Mykolayiv subiscono tuttavia da giorni attacchi massicci alternati a piccoli raid condotti dai droni Shaded-136, probabilmente forniti dall’Iran, anche se Teheran continua a negare. Ieri il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, avrebbe «chiesto alle autorità ucraine di fornire prove riguardo al presunto uso di droni iraniani nella guerra in Ucraina» da parte di Mosca. Lo riporta l’agenzia statale Mehr specificando che Amirabdollahian avrebbe pronunciato tali affermazioni durante una telefonata con il suo omologo croato Gordan Grlic-Radman.

Tuttavia, l’Ue sembra essersi convinta del coinvolgimento iraniano e infatti il Consiglio europeo ha varato in tempi rapidi una serie di provvedimenti volti a colpire personaggi e istituzioni iraniane coinvolti (secondo Bruxelles) nella vendita di armi a Mosca. «Interveniamo rapidamente contro l’Iran che sostiene la guerra della Russia in Ucraina. Accolgo con favore la decisione del Consiglio europeo di adottare a tempo di record misure restrittive contro coloro che in Iran forniscono sostegno militare alla Russia». Ha scritto su Twitter a conclusione della sessione il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. In molti credono che queste sanzioni non influiranno davvero in quanto al momento non si vanno a colpire le possibilità di scambio commerciale dei sanzionati.

DEL RESTO, a prescindere dal coinvolgimento o meno di Teheran, gli attacchi russi lasciano gli ucraini al buio. Secondo le parole del presidente Zelensky «non si può escludere un potenziale fallimento del sistema elettrico ucraino». Solo nelle ultime 24 ore, secondo fonti ucraine, 3 infrastrutture energetiche del Paese sono state distrutte dagli attacchi dell’esercito russo. Il governo di Kiev ha esortato gli ucraini a limitare il più possibile l’uso dell’energia elettrica dalle 7:00 alle 23:00. Il governatore della regione di Dnipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, ha dichiarato che i russi hanno colpito una fabbrica e un’infrastruttura energetiche nel distretto di Kryvyi Rih.

DALL’ALTRO LATO della frontiera, nella città russa di Belgorod, è scoppiato un incendio in una delle sottostazioni elettriche della città. I funzionari locali danno la colpa al «sovraccarico» dell’impianto. Tuttavia, data la vicinanza con le linee ucraine – Belgorod si trova a meno di 40 km dalla frontiera tra i due stati – e la frequenza di episodi di questo tipo, non si può escludere che si tratti di un attacco ucraino. Le autorità di Kiev non hanno mai rivendicato le azioni e quelle russe hanno sempre parlato di «incidenti». Sempre a Belgorod si starebbe formando una nuova «milizia popolare». Lo ha annunciato Yevgheny Prigozhin, considerato da molti come il capo della tristemente nota compagnia di mecenari Wagner, citato dalla testata The Moscow Times.
Intanto, lungo il fronte sud continuano le evacuazioni da Kherson. Secondo il vice-capo dell’amministrazione filo-russa, Kirill Stremousov, tra mercoledì e giovedì sarebbero stati trasportati 15mila civili da una sponda all’altra del fiume Dnipro, nella parte orientale dove le forze russe stanno probabilmente approntando difese massicce in vista di un possibile sbarco ucraino. La situazione sulla riva occidentale, invece, sarebbe molto differente. Secondo Oleksiy Gromov, un alto ufficiale dello Stato maggiore di Kiev, «la Russia potrebbe ritirare le truppe più esperte e lasciare solo i soldati appena mobilitati». I servizi segreti britannici confermano che stando alle informazioni in loro possesso «la Russia sta seriamente considerando un ritiro parziale da Kherson».