È una settimana di passione per i Verdi europei. Nei giorni scorsi, durante il congresso a Lione, hanno eletto i loro spitzenkandidaten ovvero i candidati di punta che li guideranno verso le consultazioni di giugno, dove i sondaggi non li danno certo in ascesa. Sono la tedesca Terry Reintke e l’olandese Bas Eickhout, entrambi europarlamentari. Di fronte alla destra che in tutta Europa mette il cappello sulla protesta del mondo rurale – certamente variegata, ma dove i toni anti-sistema e anti-Ue sono quelli che fanno più rumore – i Verdi vanno al contrattacco.

Lunedì, i dirigenti dei Greens hanno inviato una lettera alla Commissione europea per sottolineare come gli accordi di libero scambio commerciale (segnatamente il Mercosur), insieme a una riforma della Politica agricola comune (Pac) sbagliata stanno schiacciando i lavoratori agricoli che «non riescono più a vivere del proprio lavoro». «Gli agricoltori sanno molto meglio di chiunque altro che il loro lavoro si basa sulla natura», si legge nella missiva, «e sono in prima linea nell’affrontare il disastro ambientale che scuote tutti gli europei: cambiamento climatico, perdita della biodiversità, scarsità delle risorse naturali». Ecco perché, argomentano i Verdi, «sarebbe folle indebolire regole che esistono per proteggere la nostra sovranità alimentare».

Per commentare gli ultimi sviluppi abbiamo raggiunto Philippe Lamberts, eurodeputato belga co-presidente del gruppo dei Greens a Strasburgo al suo terzo mandato. Non da oggi Lamberts esprime posizioni nette, ad esempio scagliandosi contro il Patto di stabilità come ostacolo significativo alla realizzazione delle politiche europee per la transizione green.

Monsieur Lamberts, oggi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro del regolamento sul taglio dei pesticidi. Cosa ne pensa?

Bisogna intanto sapere che su quella proposta anche noi abbiamo votato contro, perché si trattava di una legge ormai svuotata di contenuto. Quello che è inaccettabile è che oggi la Commissione se ne esca dicendo che sui pesticidi ‘non si possono avere obiettivi vincolanti’. Come se la colpa, a questo punto, fosse tutta del Green Deal. Ma davvero, o stiamo scherzando?

Sembra che l’esecutivo Ue stia facendo marcia indietro su molti punti chiave della strategia per la transizione ecologica, sotto la pressioni dei trattori. Del Green Deal cosa resta?

Consideriamo un fatto importante, e cioè che il Green Deal non è realmente stato applicato all’agricoltura. Non lo è la Pac, mai allineata sugli obiettivi di transizione ecologica. La legge sugli ecosistemi (conosciuta come Nature restauratin law o legge sul Ripristino della natura) nei mesi scorsi è stata completamente svuotata del suo contenuto. E infine è stata uccisa anche la legge sui pesticidi. Inoltre, il regolamento sulle emissioni industriali ha risparmiato in gran parte il mondo rurale. Insomma, mi dica lei: dove è che il Green Deal ha avuto impatto sugli agricoltori?

Però questa è quantomeno l’impressione che ne ha l’opinione pubblica.

Mi sembra che il problema sia che gli slogan dell’estrema destra vengono amplificati. Vedo un’enorme quantità di disinformazione o di bugie vere e proprie che vengono diffuse dai populisti, dai nazionalisti e dai liberali. L’impressione è che più la bugia è grande e meglio è, così magari le persone se la bevono.

Intanto conservatori ed estrema destra si intestano i successi del movimento. Anche in Italia, dove il governo con Meloni e Salvini afferma di stare dalla loro parte.

Non posso commentare riguardo all’Italia, perché non sono lì. Posso dire però quello che vedo in Belgio. Guardiamo ai fatti: la prima cosa che gli agricoltori denunciano è che sono oppressi dal sistema economico che li schiaccia e da una burocrazia invadente che impedisce loro di lavorare. In realtà, quelli che danno la colpa alle politiche europee sono proprio quei movimenti politici che la transizione ecologica non l’hanno mai voluta. Non sono di sicuro gli agricoltori. Basta provare a parlarci direttamente per scoprirlo.