Dal Patto Aukus il via al più grande bazar degli armamenti
Guerre e poteri Biden spartisce la torta. «Coltellata alla schiena» del mondo: con i nuovi mercati bellici più spese militari, più indebitamento e subalternità di continenti immiseriti. E nuove guerre
Guerre e poteri Biden spartisce la torta. «Coltellata alla schiena» del mondo: con i nuovi mercati bellici più spese militari, più indebitamento e subalternità di continenti immiseriti. E nuove guerre
Il Patto Aukus tra Stati uniti, Australia e Gran Bretagna ha provocato un terremoto diplomatico, le reazioni sdegnate della Cina ma in pratica si sta risolvendo in una sorta di bazar degli armamenti. La cancellazione del contratto dei sottomarini francesi, sostituiti da quelli nucleari americani, ha inviato un messaggio chiaro: gli europei possono vendere armi nell’Indo-Pacifico soltanto con il permesso degli Usa.
L’Italia aveva già mangiato la foglia quando alla Fincantieri non fu assegnata in Australia una mega commessa da 23 miliardi di euro per le fregate Fremm, compensata poi da altri ordini negli stessi Usa, in Egitto e in Qatar. Insomma se stai allineato e coperto qualche cosa porti a casa.
Così dopo la telefonata tra Biden e Macron gli americani hanno promesso alla Francia il loro appoggio a una consistente commessa militare in India: i sottomarini francesi, dopo un colloquio tra Macron e il premier indiano Narendra Modi, finiranno in parte a New Delhi. L’India è un snodo importante per la strategia orientale francese e non a caso le partnership nell’ultimo decennio si sono moltiplicate.
Non solo: proprio ieri si è svolto a Washington, per la prima volta in presenza, il vertice del Quad, il quadrilatero della sicurezza con Usa, Giappone India e Australia. Così l’ambasciatore francese tornerà a Washington e a Parigi cominceranno a leccarsi le ferite per quella che il ministro degli esteri Le Drian aveva definito nei giorni scorsi «una pugnalata alle spalle».
In realtà la partnership di Biden con gli europei è più di facciata che sostanziale. Gli Usa, come ha dimostrato il ritiro dall’Afghanistan, hanno relegato la Nato e gli alleati su un piano secondario tenendoli all’oscuro degli accordi veri raggiunti con i talebani a Doha.
Gli Usa fanno le fette di torta delle commesse militari per i loro alleati – che ovviamente devono essere più piccole di quelle di Washington – e non hanno nessuna intenzione di assegnare un ruolo strategico agli europei dell’Indo-Pacifico, neppure alla Francia che nella regione ha settemila sodati e quasi due milioni di cittadini.
Per addolcire l’amara pillola di Aukus, Biden ha promesso a Macron anche l’appoggio americano alla missione Takuba nel Sahel guidata da Parigi. Qui, dove l’Italia sta mandando truppe scelte, si sta innescando una partita sempre più complessa.
La Francia e gli stati africani non hanno ancora avuto ragione dei jihadisti e si profila la possibilità che il Mali decida di schierare i mercenari russi della Wagner, già presenti in Cirenaica al servizio del generale Haftar, alle porte del Chad e nella repubblica Centrafricana.
Perché tutto questo movimento? Nel Sahel la torta delle vendite belliche si allarga: sono esplose le importazioni in Burkina Faso e in Mali mentre la Russia rimane il più grande esportatore nella regione e tutte le potenze stanno usando le forniture di armi come strumento di politica estera per aumentare la loro influenza nell’Africa subsahariana.
Anche la Turchia sta afferrando le sue fette di torta africana vendendo i droni al Marocco, storico alleato di ferro degli Usa al quale Trump ha «regalato» la sovranità sul Sahara Occidentale in cambio dell’ingresso nel Patto di Abramo con Israele: scatenando l’ovvia reazione negativa dell’Algeria perché è evidente che i droni turchi verranno usati da Rabat contro il Fronte Polisario. Erdogan si prende il suo premio visto che è riuscito a tenere i suoi militari schierati dentro l’aereoporto di Kabul, garantendo uno stivale della Nato dentro all’Afghanistan.
Erdogan, che all’Onu ha appena attaccato la Russia per l’annessione della Crimea, si prepara al vertice di Sochi del 29 settembre con Putin in una posizione oscillante. Si oppone a Mosca in Siria, in Libia, in Azerbaijan, ma allo stesso compra il gas russo e sta trattando con Putin un lotto aggiuntivo di sistemi missilistici di difesa aerea S-400. Un elemento per controbilanciare il Patto di Abramo voluto dagli Usa che riunisce Israele, Emirati Bahrain, Sudan e Marocco.
Israele e Turchia sono su fronti opposti sulla questione palestinese e Ankara non può ignorare che lo stato ebraico è il beniamino degli americani, tanto è vero che il Congresso ha appena stanziato a favore di Tel Aviv un miliardo di dollari per il sistema di difesa antimissile Iron Dome. I pochissimi democratici che hanno votato contro sono stati bollati dalla stampa Usa come anti-semiti.
La vera strategia è che gli americani, concentrati nel confronto con la Cina, nelle aree di crisi locali di crisi si affidano ad attori regionali, a Israele, in primo luogo luogo, all’Egitto e alla Turchia. Ovvero a Paesi che hanno dimostrato di difendere i loro interessi nazionali calpestando qualunque rispetto dei diritti umani.
Quanto all’Europa, le fantasie sull’esercito europeo saranno presto liquidate e gli Usa sanno benissimo come manovrare Bruxelles: nessun membro dell’Unione europea si è schierato con la Francia sul Patto Aukus. L’autonomia strategica dell’Ue è una favoletta e il massimo cui aspirano gli europei è ritagliarsi fette di torta militari e tecnologiche che incontrino gli interessi americani.
L’unico a pronunciarsi esplicitamente contro l’Aukus è stato il consigliere di Angela Merkel Christoph Heusgen: lo ha definito «una grande perdita di fiducia nell’amministrazione Biden». Ma Merkel esce di scena e tutto questo finirà nelle curiosità da archivio.
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