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«Dal governo italiano nessun aiuto per la ricerca della verità su Attanasio»

«Dal governo italiano nessun aiuto per la ricerca della verità su Attanasio»Luca Attanasio

L'iniziativa alla Camera Incontro sul caso dell’ambasciatore ucciso in Congo con l’autista Milambo e il carabiniere Iacovacci. Neanche l’Arma si è costituita parte civile. Il padre smentisce il ministro Tajani. E la moglie si dissocia

Pubblicato 22 giorni faEdizione del 13 settembre 2024

Si è tenuta ieri nella sala stampa della Camera dei deputati la conferenza «Non c’è pace senza giustizia: verità per Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo», promossa dalle forze politiche di tutto l’arco parlamentare con l’obbiettivo, come detto dal moderatore Giuseppe Augurusa, di «trovare un modo per procedere alla ricerca della verità, con strumenti giuridici e politici» sulla morte dell’ambasciatore italiano, del carabiniere di scorta e dell’autista, uccisi il 22 febbraio del 2021 nella provincia del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo. I relatori erano Salvatore Attanasio, Dario Iacovacci, Rocco Curcio, avvocato della famiglia Attanasio e Vittorio di Trapani, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi).

LA PROCURA DI ROMA aveva intentato un azione giudiziaria nei confronti di Rocco Leone, vice direttore del Pam (Programma alimentare mondiale) e Mansour Rwagaza, funzionario del Pam per omicidio colposo. Lo scorso febbraio la gup di Roma Marisa Mosetti ha però disposto il non luogo a precedere, per un difetto di giurisdizione legato all’immunità diplomatica di cui godono i funzionari del Pam. La Procura di Roma aveva dichiarato che avrebbe fatto ricorso in appello contro la decisione del gup, ma anche questo ricorso non è stato portato a termine.
Il 13 luglio il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha risposto all’interrogazione della deputata di Italia viva Maria Chiara Gadda, presente ieri, riguardo l’atteggiamento della Farnesina che ha affermato la consuetudine nel riconoscere l’immunità a funzionari Onu.

IL MINISTRO ha giustificato la decisione del governo di non costituirsi parte civile e del riconoscimento dell’immunità in quanto «avrebbe esposto l’Italia a responsabilità per violazione delle norme internazionali in materia di immunità delle Nazioni Unite, norme che proteggono i nostri funzionari e i militari all’estero».

Al ministro ha risposto Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore, sottolineando come quelle sull’avere a cuore la ricerca della verità siano «grandi parole», nella realtà «completamente disattese, data la scelta della Farnesina di sostenere la prassi consuetudinaria sull’immunità diplomatica». Attanasio si è poi soffermato su un’altro passaggio dell’intervento del ministro degli Esteri, riguardo il presunto aiuto che il ministero ha offerto alla Procura di Roma in sede di indagine, mettendo in luce come «agli agenti del Ros volati in Rdc per le indagini non è stato permesso di raggiungere il luogo dell’imboscata, non hanno potuto vedere i veicoli e nemmeno sentire i testimoni, quindi di cosa parliamo?».

Su questo punto si è espresso anche l’avvocato della famiglia, evidenziando come il metodo investigativo abbia «lasciato spazio a numerosi dubbi». L’avvocato ha sollecitato «la classe politica a meditare su un’iniziativa politica di indirizzo interpretativo della convenzione Onu sul punto dell’immunità».

ANCHE DARIO IACOVACCI, fratello del carabiniere ucciso, non può «accettare l’idea che il nostro sistema non riesca a pronunciare una sentenza di condanna nei confronti di funzionari nello svolgimento del loro ruolo per l’immunità». Iacovacci poi ha voluto fare un appello all’Arma dei carabinieri «che in altre occasioni poco chiare, come quella del generale Mori, si è subito schierata al suo fianco, cosa che non ha fatto con mio fratello Vittorio, non costituendosi nemmeno parte civile».

Gli esponenti politici presenti si sono tutti attestati sulla necessità di trovare un modo per processare i due funzionari. Sul perché il governo non si sia costituito civile contro i due funzionari del Pam la deputata del Movimento 5 stelle Stefania Ascari ha presentato un’interrogazione al ministro Tajani, mentre per il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, «è necessaria una commissione d’inchiesta parlamentare per riaprire e ridiscutere questa vicenda che non va accantonata».

Di altro avviso la vedova dell’ambasciatore, Zakia Attanasio, che si è detta «totalmente estranea all’iniziativa» organizzata dall’Associazione Amici di Luca Attanasio e ha preso le distanze da quanto ne è emerso. «Rispetto il desiderio di verità – ha detto – di chi ha dato impulso a questa e ad altre iniziative del medesimo tenore, perché non appagato dalle sentenze rese in Congo e, più di recente, dal Tribunale di Roma. Questo desiderio è anche il mio. Chi ha conosciuto Luca sa, però, che proprio per il suo profilo di alto rappresentante delle istituzioni mai avrebbe accettato questo vento di contestazione nei confronti del Governo italiano».

 

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