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Dagli Usa alla Croisette, segnali ai confini del tempo

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Cannes 77 Al festival si rivedono Francis Ford Coppola (con «Megalopolis») e Paul Schrader

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 11 maggio 2024

Con lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori che ha reso più striminziti i listini degli studios di quest’anno, nel programma del concorso di Cannes sventolano la bandiera del cinema indipendente americano e quella della Nuova Hollywood. Tornano infatti in competizione a distanza di parecchi anni, entrambi reduci da numerose battaglie, entrambi irriducibili anche se secondo percorsi completamente diversi, due dei grandi autori della generazione che ha reinventato il cinema USA negli anni Settanta -Francis Coppola e Paul Schrader. I film non potrebbero essere più differenti uno dall’altro. Megalopolis, che Coppola aveva concepito nel 1977 e a cui ha cominciato effettivamente a lavorare nel 1983, è un kolossal da 120 milioni di dollari, finanziato personalmente dal regista cedendo buona parte della sua azienda vinicola di Napa Valley. Descritto da chi l’ha visto, ma anche in stralci di sceneggiatura pubblicati nel corso degli anni, come un corto circuito tra la Roma imperiale, la New York contemporanea e la sci fi di un futuro immediato, Megalopolis si annuncia come un film enorme, in tutti i sensi, a partire dal primo trailer rilasciato online, in cui dal totale di Adam Driver, pericolosamente in bilico sulla punta argentata del Chrysler Building, la macchina rivela lentamente il panorama della città, bagnata di una malsana luce giallastra, su note che odorano di un inferno vasto e lontano.

Il cast, che spazia tra numerose generazioni, include, tra gli altri, oltre Adam Driver, Shia LeBeouf, Aubrey Plaza, Giancarlo Esposito, Dustin Hoffman, Talia Shire e Jon Voight. In effetti, persino la pagina cast e credits di IMDB fa pensare a una taglia extra large, quasi si trattasse di Star Wars. Soprattutto, per l’ottanticinquenne Coppola, che non dirige un film dal 2011 quando nel suo omaggio ad Edgar Allan Poe Trixt, ricreò la morte di figlio Giancarlo, avvenuta sul set di I giardini di pietra, Megalopolis emana l’enormità di un dream project della vita (quello che non gli riuscì con One from the Heart e la catastrofica avventura del General Studios)– la concretizzazione del concetto di cinema coppoliano stesso: gigantesco, visionario, dentro all’industria hollywoodiana eppure totalmente libero. Alla fotografia è il rumeno Mihai Malaimake Jr., già dp degli ultimi tre film di Coppola, e di The Master, di Paul Thomas Anderson. Alla vigilia del festival Megalopolis è ancora ufficialmente senza distribuzione ed è chiaro che a Cannes Coppola (dopo una preview a Los Angeles che probabilmente non è stata una grande idea) cerca il bis di quello che successe con Apocalypse Now, un film, al tempo, fuori scala e maledetto da tutto e da tutti (insieme a Heavens’ Gate seppellì la United Artrist) che, nel 1979, vinse la Palma d’oro aexequo con The Tin Drum, grazie a una giuria presieduta da Francçoise Sagan. L’anno precedente, Coppola aveva vinto la Palma con The Conversation.

Anche Oh Canada, il film di Schrader, arriva a Cannes senza distributore. Per questo autore che, come Coppola, da giovane si fece notare per le sue sceneggiature, il dream project è, letteralmente, ogni prossimo film. A settantasette anni, Schrader non ha mai incontrato la fortuna critica e di botteghino raggiunta da Coppola con i The Godfather .È passato alla gloria per le sue collaborazioni con Martin Scorsese (Taxi Driver, Raging Bull e The Temptation of Christ) ma ha brevemente flirtato con Hollywood solo ai tempi di American Gigolo. Il suo percorso si è sviluppato infatti più avventurosamente, a volte tormentatamente, fuori dagli studios in una serie di alti e bassi che, negli ultimi anni, sono sbocciati nella magnifica trilogia composta di First Reformed, The Card Counter e The Master Gardner. Come i film della trilogia, anche Oh Canada! gli è venuto in fretta ed è stato realizzato con un budget stringato, circondato dai giovanissimi collaboratori con cui si è abituato a lavorare da anni. Oh Canada! è un detour dalla forma specifica dei ritratti maschili della trilogia, ma non troppo. È infatti la storia di un uomo (Richard Gere) che si guarda indietro alla soglia della morte, cercando una redenzione. Un libero adattamento dal libro Foregone di Russell Banks, mancato nel 2023, di cui Schrader era grande amico e con cui aveva collaborato per l’ adattamento di Affliction. Oh Canada!, interpretato, oltre che da Gere da Jacob Elardi, Uma Thurman e Michael Imperioli, è dedicato a lui.

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