Che l’Ue si sia schierata con tutto il suo peso dalla parte dell’Ucraina, non c’è dubbio. Ma la rinnovata vocazione bellica si scontra da un lato con esigenze economiche, dall’altro con il problema dell’import dei prodotti agricoli.

Ieri sera i rappresentanti diplomatici dei governi europei, riuniti a Bruxelles, hanno votato sulla spinosa questione dell’ingresso dei cereali ucraini. Come spesso accade, le modifiche concordate sembrano impercettibili, ma i dettagli rivelano molto di uno scontro basato sugli interessi divergenti degli agricoltori europei. Varsavia, Budapest e Parigi temono che esentare il grano rispetto ad altri prodotti agricoli ucraini possa danneggiare le realtà rurali nei rispettivi paesi. Il compromesso proposto dalla presidenza di turno belga, e approvato anche dall’Italia, continua a tenere aperte le porte al frumento importato da Kiev, ma stringe le maglie anche aggiungendo salvaguardie automatiche pronte a scattare in caso di turbolenze del mercato.

Intanto, non fa in tempo l’Ue a trovare un accordo sugli extraprofitti degli asset russi congelati nelle banche europee – 3 miliardi di euro l’anno da destinare in aiuti militari all’ucraina – che il tesoretto di Mosca in Europa diventa motivo di contesa. Ieri si è scoperto che ci sono 5 miliardi di gettito aggiuntivo, maturato nei due anni precedenti alla decisione di destinarli a Kiev, che l’Ue vuole trattenere. Questo perché 5 miliardi sono un prezioso salvadanaio per far fronte ad eventuali controversie legali che potrebbero arrivare da Mosca. La notizia è stata riportata da Politico.eu, con l’indicazione che Kiev, infastidita dalla decisione di Bruxelles, li vorrebbe per sé. “Questi soldi valgono quanto un piano annuale del Fondo monetario”, commenta una rappresentante del gruppo di pressione International centre for Ukranian victory.