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Da Trump pressioni e minacce sul Venezuela. Ma i militari restano con Maduro

Da Trump pressioni e minacce sul Venezuela. Ma i militari restano con MaduroSostenitori del governo bolivariano a Caracas – Afp

Infuria la battaglia degli aiuti. La Ue contraria a ogni escalation militare. Intanto al confine con la Colombia si preparano due maxi concerti contrapposti

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 20 febbraio 2019

Fino a che punto Juan Guaidó sia una marionetta nelle mani di Trump, lo ha chiarito bene il comizio del presidente degli Stati uniti di fronte ai migranti venezuelani a Miami. È lui il burattinaio, quello che muove i fili ordinando, esigendo, minacciando.

CONSAPEVOLE di come il principale ostacolo al suo progetto per il Venezuela venga dalla lealtà dei militari al presidente bolivariano, è a loro che Trump ha rivolto l’attenzione. «Potete accettare la generosa offerta di amnistia da parte di Guaidó – ha detto – o potete continuare ad appoggiare Maduro» e a bloccare l’ingresso degli aiuti militari. «Ma, in questo caso, non avrete un rifugio sicuro né una via di uscita. Perderete tutto». Tanto più che, si è detto sicuro il presidente degli Stati uniti, il socialismo, definito come un’ideologia «basata sull’ignoranza», ha i giorni contati «nel nostro emisfero e in ogni parte del mondo», lasciando il terreno libero all’avvento di «una nuova era» di libertà, prosperità e democrazia.

IL MESSAGGIO DI TRUMP, tuttavia, è caduto nel vuoto. In un comunicato ufficiale, la Fanb ha dichiarato che «non accetterà mai ordini da nessuna potenza straniera né da autorità alcuna che non provenga dalla decisione sovrana del popolo», perché, prosegue il comunicato, «non siamo mercenari in vendita al miglior offerente, siamo figli di Bolívar, di Zamora e di Chávez, fedeli ai loro principi di libertà, di sovranità e di indipendenza».

Quanto all’opzione militare, qualche ora prima del comizio di Trump, il senatore Marco Rubio aveva così risposto alla domanda relativa a un possibile intervento in Venezuela: «Se succederà, ve ne accorgerete subito». Precisando tuttavia come l’unica invasione sul tappeto sia quella «di cibo e medicine».

C’è chi si è accorto, però, di movimenti militari niente affatto rassicuranti. Se già il 13 febbraio il governo cubano aveva accusato gli Usa di voler fabbricare «un pretesto umanitario per dare il via un’aggressione», denunciando la presenza di aerei militari nella regione caraibica, l’esperto militare britannico Tom Rogan ha segnalato sul Washington Examiner «un’importante presenza navale Usa» in acque vicine alla Colombia e al Venezuela. In meno di una settimana, ha sottolineato Rogan, il Pentagono sarebbe in condizioni di dispiegare 2.200 marines, aerei da combattimento, carri armati e due portaerei.

CHE SI TRATTI DI PREPARATIVI per un’aggressione diretta o solo di un’operazione di guerra psicologica, è certo, però, che l’opzione militare andrebbe incontro a molte resistenze. A cominciare da quella espressa dall’Alto rappresentante della Ue Federica Mogherini, che, al termine del Consiglio dei ministri dell’Unione europea, ha escluso «categoricamente» ogni sostegno a «qualsiasi escalation militare in Venezuela o intorno al Paese», sottolineando, inoltre, la necessità di «lavorare, come Ue, e con i partner nella regione, per evitare che gli aiuti umanitari siano usati» per altri scopi.

E altrettanto netto è stato il ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell, il quale, esprimendo preoccupazione rispetto alle notizie di un dispiegamento militare degli Stati uniti nella regione vicina alla frontiera, ha evidenziato come il cammino da seguire sia «la via della pressione politica, provocando un cambiamento senza un conflitto catastrofico».

SI MOBILITA ANCHE IL GOVERNO bolivariano, con l’annuncio da parte del presidente Maduro dell’imminente arrivo nel paese di 300 tonnellate di medicinali di alto costo provenienti dalla Russia, insieme all’assicurazione che il suo governo accetterebbe di buon grado l’appoggio di altri paesi attraverso il canale dell’Organizzazione delle Nazioni unite.

MA UNA SIGNIFICATIVA REAZIONE da parte di Maduro c’è stata anche riguardo al concerto Venezuela Aid Live organizzato a Cúcuta per il prossimo venerdì dal miliardario britannico Richard Branson: il ministro di Comunicazione e informazione Jorge Rodríguez ha annunciato infatti che lo stesso giorno si svolgerà un concerto anche dall’altro lato del confine, nell’ambito della sempre più diffusa campagna internazionale Hands off Venezuela.

Un grande evento musicale che sarà accompagnato, non senza ironia, da una giornata di assistenza sanitaria gratuita e di distribuzione di 20mila casse di alimenti di prima necessità ai cittadini colombiani e venezuelani della regione di frontiera.

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