Nata a Nuoro nel 1969, studi a Pisa ed esperienze negli Stati uniti, dove ha cominciato a occuparsi di «energia e evoluzione digitale», Alessandra Todde ha sempre mantenuto un piede nella sua Sardegna. Nel 2019 è Luigi Di Maio, allora leader del Movimento 5 Stelle, a proporle di fare da capolista nella circoscrizione isole alle elezioni europee. Lei accetta la sfida: raccoglie più di 80 mila preferenze, ma non le bastano per andare a Bruxelles. La sconfitta, col senno del poi, si rivela la sua fortuna. Todde viene chiamata a fare la viceministra allo sviluppo economico nel governo Conte bis, ruolo nel quale viene confermata con Mario Draghi. Se fosse volata in Europa non avrebbe scalato in questo modo la politica nazionale e il M5S.

Quando Di Maio prova la corsa in solitaria, Todde resta fedele a Conte, che la nomina nella rosa dei vicepresidenti del nuovo corso. Nel 2022 viene eletta deputata, e l’ex premier mette sul piatto il nome della sottosegretaria che ha affrontato gli oltre 150 tavoli in capo al ministero, sfoltendo il dossier delle crisi di circa la metà. Scelta come candidata del campo largo, Todde assicura di non sentirsi catapultata in Sardegna da accordi romani e cerca in tutti i modi di cadere nelle trappole del dibattito politico nazionale o nella guerra fratricida del duello a sinistra con Renato Soru, che pure dice di stimarla come professionista. Dunque, mette in primo piano la sua identità di antifascista, ricordando che suo nonno era stato mandato al confine dal regime mussoliniano. Questa mossa le serve anche a polarizzare la corsa con Paolo Truzzu, che invece definisce «totalitaria» la figura di un’altra sarda illustre scomparsa (e protagonista di una singolare corsa elettorale alle scorse regionali): Michela Murgia. Todde difende la figura della scrittrice e femminista, afferma di sentire la pressione maschilista e ci tiene a rivendicare la stessa «testardaggine». Soprattutto può permettersi di ricordare a Truzzu i fallimenti del suo predecessore alla presidenza della Regione, Christian Solinas. «Il nostro avversario è il centrodestra e non possiamo fargli regali – dice per tutta la campagna elettorale – Sarà compito mio e di tutta la coalizione riprendere il dialogo con chi non è stato convinto».