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Da Mitsotakis un C-130 di armi a Kiev. Syriza: «Così partecipiamo al conflitto»

Da Mitsotakis un C-130 di armi a Kiev. Syriza: «Così partecipiamo al conflitto»Kyriakos Mītsotakīs, premier greco. – Ap

Grecia C’è il fondato timore che l’invasione dell’Ucraina diventi un pericoloso precedente per i piani aggressivi di Erdogan e dei generali turchi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 1 marzo 2022

L’invasione russa in Ucraina ha messo in allarme la Grecia. Il rischio è che diventi un precedente pericoloso nei suoi difficilissimi rapporti con la Turchia. Ma ancora di più i greci sono stati messi in allarme per l’incredibile irresponsabilità mostrata in questa circostanza da Kyriakos Mitsotakis.
Il premier greco ha evidentemente sentito il bisogno di andare personalmente oltre la doverosa condanna dell’atto di forza russo e dell’espressione di solidarietà al popolo sofferente del paese invaso.

Già il giorno seguente l’invasione, preso infatti da impeto antirusso, Mitsotakis, senza convocare il Consiglio di Difesa e informare il ministro degli Esteri Nikos Dendias, ha deciso da solo di inviare in Polonia due C130 con armi destinate all’esercito ucraino. Un carico di casse di kalashnikov sequestrati perché destinati alla Libia e un altro con razzi e armi in dotazione Nato. Con questa sua mossa il premier greco ha decretato il convolgimento della Grecia nel conflitto, schierata con una delle due parti in guerra.

Durissima la protesta da parte di tutta l’opposizione. Il portavoce di Syriza Nassos Iliopoulos ha dichiarato che «la chiarissima condanna dell’invasione russa e della violazione della legalità internazionale non si deve tradurre in partecipazione greca in operazioni militari. Sì all’invio di aiuti umanitari e al sostegno dei rifugiati, no all’invio di armi. La Grecia si deve attivare in favore della pace, per far finire il conflitto e favorire soluzioni diplomatiche. L’Europa ha bisogno di un possente movimento contro la guerra che dia anche sostegno a chi è costretto a fuggire dalla guerra». Dello stesso tenore anche le proteste del Partito Comunista Kke e di Diem25, che hanno chiesto il non coinvolgimento della Nato nel conflitto. Anche il ministro Dendias ha espresso il suo «stupore» per il fatto di non essere stato informato.

Non è la prima volta che Dendias, considerato dentro la destra greca come una possibile alternativa seria all’inabile Mitsotakis, viene esautorato. Le spiegazioni fornite al ministro dal portavoce del governo erano ancora più offensive. La sostanza: il premier può fare quello che vuole senza dare spiegazioni ai ministri.

La decisione del premier ha innescato anche le proteste dell’ambasciata russa ad Atene. Questa atmosfera di tensione ha probabilmente spinto l’ambasciatore Andrei Maslov a reagire in maniera poco diplomatica alla protesta greca dopo che un villaggio greco dell’Ucraina è stato bombardato e dieci civili, membri della comunità locale, sono rimasti uccisi. In Ucraina la comunità greca ha più di 150 mila membri, per la maggior parte cittadini ucraini ma molti anche con doppia cittadinanza. Per il ministero della Difesa russo è stata una «provocazione del Battaglione Azov» mentre l’ambasciatore si è fatto scappare un invito alle forze politiche a «riprendersi».

Ma è in Grecia che la mossa sconsiderata di Mitsotakis ha assunto un rilievo molto grave. C’è il fondato timore che l’invasione dell’Ucraina diventi un pericoloso precedente per i piani aggressivi di Erdogan e dei generali turchi. Finora la difesa della Grecia si è sempre basata sul rigoroso rispetto della legalità internazionale. Ma se questa legalità viene calpestata da una grande potenza senza conseguenze, allora anche altre potenze militari si sentiranno autorizzate a fare come gli pare.

Come nel Donbass e nel Lugansk, anche a Cipro c’è uno stato fantoccio turco-cipriota mai riconosciuto, che funge da testa di ponte dell’esercito di Ankara su tutta l’isola. Dopo il riconoscimento delle due «Repubbliche Popolari» Lavrov ha invocato lo stato fantocio turco-cipriota, sottolineando che non è riconosciuto ma partecipa ai negozati Onu per la riunificazione di Cipro. Nicosia, che ha sempre avuto ottimi rapporti con Mosca, è stata attraversata da un brivido.

E se la Russia impone di cambiare con la forza i confini con l’Ucraina, chi potrà poi dire che la Turchia non lo può fare nel Mare Egeo, occupandone militarmente le isole? Le apprensioni dei greci aumentano perché, al contrario dell’Ucraina, Grecia e Cipro sono membri dell’Ue, la quale ora prende misure contro la Russia ma si è sempre rifiutata di fare la voce grossa con Ankara. Riguardo la Nato, tutti i greci sanno che è un’alleanza per loro completamente inutile, visto che la minaccia viene da un altro paese «alleato». In questo quadro critico solo l’irresponsabile Mitsotakis si schiera militarmente, senza che nessuno glielo abbia chiesto, e rischia di peggiorare i rapporti con un Paese che da secoli conta parecchio nel Mediterraneo orientale e nei Balcani.

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