All’estrema destra non c’è solo il vaudeville dei Républicains e lo strappo del presidente Eric Ciotti. Anche a Reconquête è l’ora del regolamento dei conti. Il capo Eric Zemmour accusa Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen: «ha tradito» per riconciliarsi con il suo «clan», invitando a votare i candidati Rassemblement National-Les Républicains alle legislative.

MARION MARÉCHAL è figlia di Yann, una delle sorelle di Marine Le Pen. Aveva iniziato la sua carriera politica nel Rn e ora ritorna all’ovile. «Ho cercato l’intesa tra Reconquête e Rn» ha spiegato, ma nel partito dei Le Pen «non hanno fiducia» in Zemmour. Il “clan” Le Pen funziona come un’impresa, è una “marchio” con sue regole interne che nessuno può sgarrare. È un affare di famiglia, dove per anni tutto ha ruotato attorno al Menhir Jean-Marie, fino allo strappo della figlia Marine nel 2011, che ne ha preso le redini con l’intenzione di modernizzarlo e renderlo accettabile per accedere al governo, con la “strategia della cravatta” all’Assemblée nationale.

JEAN-MARIE LE PEN inizia la carriera negli anni ’50 nella violenza, come capetto di un sindacato studentesco di estrema destra alla facoltà di Legge. Combatte in Indocina e in Algeria. Nel ’55 si presenta con Pierre Poujade ed è deputato a 27 anni. Ma è solo dopo la scissione con Ordine Nuovo che diventa il leader indiscusso dell’estrema destra francese. Nel ’72 fonda il suo partito, dove recluta tutti i marginali della politica francese, ex Oas, ex collabo.

Marion Maréchal con la zia Marine Le Pen
Marion Maréchal con la zia Marine Le Pen foto Ap

IL FRONTE NAZIONALE prospera perché Le Pen lo trasforma in un’impresa finanziaria. Il primo grosso colpo è l’eredità di Hubert Lambert, erede del re del cemento, morto a 42 anni nel ’76. Un lascito enorme, che l’ex moglie di Jean-Marie Le Pen, Pierrette, al momento del divorzio, rivela essere intorno ai 30 milioni di euro, tra immobiliare, investimenti e conti in Svizzera (negli anni ’90 ci sarà un’inchiesta fiscale).

Le Pen organizza una struttura finanziaria che gli permette di gestire il denaro senza controlli da parte delle strutture del partito. «Il filo rosso della storia di Le Pen sono i soldi», dice di lui un suo ex consigliere, Lorrain de Saint-Affrique, anche se i manifesti del Front national prima e oggi del Rn vantano il legame con “il popolo”. Lambert lascia anche a Le Pen la tenuta di Montretout sulle alture di Saint-Cloud, che è da sempre la residenza della famiglia Le Pen e al tempo stesso la sede delle manovre politiche: 430 mq, più 350 delle dépendances, un parco di 4.670 mq.

Ci saranno altre misteriose “eredità” per Le Pen: l’immobiliarista Julien Le Sabazec, il pensionato Henri Bussière, la vedova di un farmacista Solange Leonet. Seguiranno denunce, processi con gli eredi naturali. Ma Le Pen conserva soldi e immobili. Ha una casa a Trinité-sur-Mer, compra la villa La bombonnière a Rueil-Malmaison, probabilmente con i soldi nascosti nella struttura Cotelec.

Per evitare i curiosi, Le Pen inventa un sistema di scatole cinesi, dei “micro-partiti” (Cotelec, Promelec) che creano confusione tra soldi privati e quelli del Fronte nazionale e sono una macchina per raccogliere fondi e sovvenzioni, a cui fa aderire la figlia Marine assieme al maggiordomo tuttofare, Gérald Gérin.

QUANDO ARRIVA alla testa del Fn nel 2011, Marine Le Pen segue la stessa strada, con il micro-partito “Jeanne”. Ne affida la gestione a un circolo di amici strettissimi, ex del Gud, un sindacato studentesco di estrema destra e violento, a cui aveva aderito negli anni degli studi a Legge. C’è Frédéric Chatillon, l’“editore”, che con Riwal nel 2019 ha venduto ai candidati Fn-Rn dei “kit” di campagna elettorale a 16.650 euro, soldi che poi lo stato ha rimborsato (se un candidato non aveva i fondi, c’era un prestito al tasso da strozzini del 6,5%). C’è Olivier Duguet, condannato per truffa nel 2012. C’è Axel Loustau, che ieri ha picchiato un omosessuale, urlando: «Vedrai cosa succederà quando avremo vinto».

L’editore Riwal aveva sostituito Le Rachinel, a cui Le Pen doveva restituire un prestito del 2007 di 6,5 milioni di euro, imbroglio finito in tribunale.

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Problemi giudiziari anche per la gestione allegra dei soldi dell’Europarlamento, usati per la gestione del partito: un ammanco di 7,5 milioni di euro (secondo i dati di Strasburgo, Jean-Marie Le Pen si sarebbe arricchito di 1,1 milioni di euro quando era deputato dal 2004 al 2009). Inchieste anche per il “prestito russo” di 9 milioni di euro del 2014, che il Rn assicura di aver restituito, ma che allora era valso un complimento del Cremlino: «Ringraziamo Marine Le Pen per l’appoggio sulla Crimea», presa all’Ucraina.

Il “clan” è anche l’onnipresenza della famiglia. La seconda moglie di Le Pen, Jany, si occupa di associazioni legate al partito. Marine Le Pen dal 1998 al 2003 dirige il servizio giuridico del Fn. La sorella Yann dagli anni ’80 è alla testa della direzione delle “grandi manifestazioni”. Il marito, Samuel Maréchal, lavora nella comunicazione del Fn-Rn e la figlia, Marion, entrata nell’ufficio politico Rn nel 2012, poi deputata, prima della parentesi Reconquête, oggi torna nel clan. Marion è la moglie di Vincenzo Sofo, prima della Lega adesso di Fratelli d’Italia.

L’ALTRA SORELLA di Marine, Marie-Caroline, ha diretto la Serp, casa discografica fondata da Le Pen nel ’63, ma poi ha rotto con Jean-Marie nel ’99 quando «ha scelto l’amante invece del padre», cioè ha seguito il secondo marito che era della corrente di Bruno Mégret, la fronda dentro il Fn. Già il primo lavorava nel Fn e la figlia Nolwenn Olivier è stata fino a poco tempo fa fidanzata di Jordan Bardella, il delfino che aspira a diventare primo ministro. Anche Nolwenn lavora con il Rn: nella comunicazione, ha creato il profilo tik-tok della zia.

Tutti i mariti – tre – di Marine Le Pen sono attivi nel partito: Franck Chauffroy forniva consulenze, Eric Lorio è stato segretario nazionale e l’ultimo, Louis Aliot, che è stato direttore di gabinetto di Jean-Marie, ha avuto alte cariche nel Fn-Rn.