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Dà fuoco alla Kyoto Animation, 33 morti: arrestato

Dà fuoco alla Kyoto Animation, 33 morti: arrestatoL'edificio sede della Kyoto Animation dopo l'incendio – Afp

Giappone Ancora sconosciuto il movente, numerosi i dispersi. Un duro colpo per il paese e per il settore dell'animazione: tra le vittime del rogo disegnatori di primo piano

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 luglio 2019

Le telefonate al centralino dei pompieri hanno cominciato ad arrivare poco dopo le dieci e mezza della mattina giapponese: i vicini di una palazzina di tre piani in una zona residenziale a sud di Kyoto hanno sentito un’esplosione e visto uscire fumo dall’edificio.

Ai vigili del fuoco, accorsi con 35 mezzi, sono servite quasi cinque ore per estinguere l’incendio. I canali tv nel frattempo trasmettevano le immagini delle colonne di fumo nero uscire dalle finestre e aggiornavano il conto delle vittime, che è salito di ora in ora durante la giornata. A sera le vittime accertate erano 33, molti i feriti anche gravi.

Il dipartimento dei vigili del fuoco ha fatto sapere che tutti e tre i piani, per un totale di 700 metri quadri di superficie, sono stati arsi dal fuoco. Sempre secondo le autorità, al momento dello scoppio dell’incendio nella palazzina adibita a studio della Kyoto Animation, famosa casa di produzione d’animazione, si trovavano 70 persone. Una squadra di tecnici investigherà ora sulla struttura dell’edificio per capire come mai così tante persone siano rimaste vittima del rogo.

Stando alle testimonianze raccolte dalla stampa locale, almeno una decina di vittime si trovavano sulle scale che portano dall’ultimo piano al tetto e molte non sono riuscite a lasciare l’edificio, completamente invaso dal fumo. Circostanza confermata da un portavoce dei vigili del fuoco.

Un portavoce della polizia ha comunicato che le autorità hanno già compiuto un arresto. Si tratta di un 41enne portato prima in ospedale, stando ai testimoni coperto dalle ustioni. Secondo la polizia avrebbe già confessato di aver sparso all’interno dell’edificio del liquido infiammabile, probabilmente benzina, e aver poi appiccato il fuoco.

Secondo le testimonianze disponibili l’uomo sarebbe fuggito di corsa dall’edificio in direzione di una stazione ferroviaria vicina, prima di accasciarsi al suolo avvolto in parte dalle fiamme.

I motivi del gesto restano per ora sconosciuti e le indagini sono in corso. Non si sa al momento se l’uomo avesse un qualche legame con la società, ma dalle prime indiscrezioni non sarebbe un ex impiegato. Nelle prime dichiarazioni del presidente dello studio di animazione, Hideaki Hatta, si parla di una serie di e-mail contenenti minacce di morte rivolte al suo ufficio e al reparto vendite ricevute negli ultimi anni.

Per il mondo dell’animazione giapponese è un duro colpo. I fan, soprattutto giovani, sui social network hanno pubblicato per tutta la giornata il loro cordoglio e le loro immagini preferite dalle serie e dai film animati prodotti dalla società. Tra i più famosi lavori, noti anche all’estero, ci sono K-On e La malinconia di Haruhi Suzumiya. I critici cinematografici temono ora effetti per l’impatto che questo dramma avrà sulla produzione dell’animazione giapponese con così tanti disegnatori di primo piano rimasti vittime del rogo.

La Kyoto Animation è una casa di produzione che esiste dal 1981 ed è nota nel suo settore per due peculiarità: l’essere basata a Kyoto invece che a Tokyo; e per avere uno staff di disegnatori assunti e retribuito al mese invece che a cottimo (a immagine), con grande attenzione alla qualità del prodotto.

Aspetto questo che mette la società in una luce molto positiva all’interno del suo comparto, dato che il tema dello sfruttamento del lavoro creativo e dei bassissimi salari e durissime condizioni orarie di lavoro nella importante industria del fumetto e dell’animazione nipponica è stato più volte portato all’attenzione della pubblica opinione.

La strage per le sue dimensioni è una delle peggiori degli ultimi decenni. Il Giappone dall’inizio del nuovo millennio ha subito periodicamente diversi massacri perpetrati da singoli individui maschi, spesso con problemi sociali.

I metodi prevalentemente usati sono stati gli accoltellamenti, che hanno provocato 19 morti in un episodio del 2016, o come in questo caso i roghi. Di regola i responsabili sono stati condannati a morte, se non si sono suicidati al termine dei loro atti. La legislazione e il controllo sulle armi da fuoco in Giappone sono invece molto rigidi.

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