Quando lunedì scorso alle 8.30 di mattina la nave Splendid della compagnia Gnv è entrata nel porto di Civitavecchia pensava di avercela fatta. È riuscito ad avvertire la famiglia: sono in Italia. Invece Ahmed, nome di fantasia perché si tratta di un minore, è stato respinto alla frontiera dalla polizia e reimbarcato sullo stesso traghetto affinché fosse ricondotto in Tunisia.

Da allora, oggi siamo al quinto giorno, vaga nel mar Tirreno: ha già fatto andata e ritorno da Termini Imerese una volta e mentre scriviamo è al secondo giro, arrivo previsto nella città dell’ex stabilimento Fiat questa mattina, poi ancora Civitavecchia, Palermo e da lì Tunisi. Così dice la rotta commerciale della nave.

«MA COME SI FA a tenere un ragazzo di 17 anni tutto questo tempo su una nave? Perché non hanno registrato che è minorenne? Quando è sotto costa riusciamo a sentirci al telefono e mi ripete che non capisce cosa sta accadendo, non gli spiegano perché si trova lì, né dove lo porteranno», afferma Lotfi Talbi, che si presenta come il fratello della madre.

Secondo la polizia di frontiera, che non rilascia dichiarazioni, allo sbarco Ahmed avrebbe affermato di avere 19 anni. Secondo quanto raccontato allo zio, invece, avrebbe detto chiaramente di essere un minore. Al di là dei condizionali, però, ci sono le carte: da Kairouan, la città d’origine, lo zio si è fatto mandare un certificato di nascita dove è scritto in francese «primo agosto duemilasedici». Il documento è allegato a una mail inviata mercoledì dall’avvocata Federica Remiddi, delegata dagli zii residenti in Italia visto che il ragazzo non può conferirle il mandato, alle autorità competenti: procura e tribunale per i minorenni di Roma; polizia di frontiera, capitaneria di porto e commissariato di Civitavecchia; direzione della compagnia navale Gnv. Il caso è stato anche segnalato al garante dei detenuti e a quello dell’infanzia.

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NON SONO ARRIVATE risposte, così ieri la legale ha presentato un ricorso urgente alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) chiedendo di ordinare l’interruzione del respingimento illegittimo e lo sbarco di Ahmed, «eventualmente anche al fine di procedere ad ulteriori accertamenti in merito alla sua età anagrafica». Quando è incerto l’anno di nascita dichiarato ma è possibile che la persona abbia meno di 18 anni, infatti, esiste un iter preciso da seguire. «Se il ragazzo non ha documenti ma dice di essere minore e il dubbio resta, bisogna fare degli accertamenti socio-sanitari. La polizia dovrebbe sollecitare la procura del tribunale dei minorenni ad avviarli. Il decreto dell’autunno scorso ha introdotto una procedura accelerata ma la verifica va comunque fatta», afferma Remiddi. Anche perché il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati non può essere disposto «in nessun caso», dicono il Testo unico sull’immigrazione e le convenzioni internazionali.

In questa vicenda, poi, c’è un secondo profilo di illegittimità: il trattenimento senza alcuna verifica giurisdizionale. In alcuni casi è stato ritenuto possibile dalla Cedu, ad esempio nei locali idonei presso valichi di frontiera come gli aeroporti, in attesa del successivo volo diretto nel paese d’origine. Ma qui siamo ben oltre le 48 ore. Il termine massimo prima della necessaria convalida di un magistrato che la legge stabilisce, ad esempio, in caso di fermo o arresto.

IL CASO DI AHMED, comunque, è raro ma non unico. In un rapporto del garante dei diritti delle persone private della libertà personale del 2019 si trova traccia di un trattamento analogo riservato a 11 persone nel 2017 e a tre l’anno seguente. «La situazione di persone relegate a bordo di una nave battente bandiera italiana, all’interno di acque territoriali italiane, per un periodo prolungato di tempo in una condizione di totale assoggettamento al vettore responsabile del loro, in teoria, immediato allontanamento, appare determinare una situazione di privazione della libertà de facto di dubbia compatibilità con il portato costituzionale e convenzionale», scriveva in quell’occasione l’ex garante Mauro Palma.