Europa

«Oxfam da allora ha cambiato i criteri di selezione del personale»

Roberto Barbieri (Oxfam Italia) «Siamo al centro di una tempesta mediatica che va ben oltre i fatti di cui stiamo parlando e che ci sorprende. Si tratta di una vicenda che risale al 2011 […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 13 febbraio 2018

«Siamo al centro di una tempesta mediatica che va ben oltre i fatti di cui stiamo parlando e che ci sorprende. Si tratta di una vicenda che risale al 2011 in cui era coinvolta la nostra affiliata Oxfam Gran Bretagna che ha aperto un’indagine interna che ha portato al licenziamento e all’allontanamento di sette persone. Abbiamo dato pubblica evidenza sia all’apertura dell’indagine sia ai risultati comunicandoli ai donatori e alla stampa. Inoltre abbiamo informato la Charity commission inglese di quello che era accaduto. Naturalmente degli errori sono stati fatti, queste persone sono state selezionate con leggerezza, ma non abbiamo insabbiato niente. Ritrovarsi a distanza di sette anni sulle prime pagine del Times ci fa molto male».

Roberto Barbieri, lei è il direttore generale di Oxfam Italia e dice che Oxfam Gb informò la Charity commission. Ma il ministro inglese per la cooperazione, Penny Mordaunt, vi accusa proprio del contrario. E lo fa oggi, non sette anni fa.
Abbiamo è una nota della Charity commission di allora che comunica come non ci sia stato nessun procedimento scorretto.

Nelle comunicazioni alla commissione avete parlato di abusi sessuali?
Sì, abbiamo parlato di illeciti, di frodi e anche di abusi sessuali. Stiamo parlando di personale di Oxfam che andava a prostitute ad Haiti, quindi di una cosa grave dal punto di vista etico ma anche legale. Persone che abusavano del loro potere in un contesto poverissimo un anno dopo il terremoto.

Se è così perché non le avete denunciati alla polizia locale?
Non lo abbiamo fatto, anche sulla base di un consiglio legale, perché la prostituzione ad Haiti è un reato e quindi avremmo rischiato di far perseguire le ragazze, che invece sono le vittime di quanto accaduto. Ma abbiamo interrotto subito i rapporti di lavoro con le persone coinvolte, che non hanno più lavorato con noi.

Adesso però anche l’Unione europea chiede di fare chiarezza.
All’epoca avevamo informato anche l’Ue. E’ normale che si chieda chiarezza e noi la stiamo facendo.

Come selezionate il personale? Dopo il 2011 sono cambiati i criteri di scelta?
Questa vicenda ha portato a un maggiore rigore di tutta la procedura, non solo per quanto riguarda gli abusi di carattere sessuale ma in generale i comportamenti sul luogo di lavoro. Abbiamo tre misure che sono state messe in atto in Gran Bretagna e che adesso sono estese a tutto il resto della confederazione. La prima riguarda la formazione continua del personale sui comportamenti nei luoghi di lavoro. La seconda riguarda una maggiore sicurezza nella selezione, inserendo filtri anche nei casi di emergenza umanitaria, quando c’è bisogno di personale in tempi molto rapidi, con controlli accurati sul passato professionale delle persone. Terzo e ultimo punto riguarda la possibilità di aprire dei canali di denuncia protetta dove chi ha subito un comportamento scorretto o chi ne è stato testimone possa parlare senza timore di pagarne le conseguenze.

Nonostante questo, però, nel 2017 ci sono state 87 segnalazioni di comportamenti impropri.
87 sono le segnalazioni per uno spettro molto ampio di casi. Ad esempio la battuta impropria fatta da un collega in un contesto pubblico può essere oggetto di segnalazione. Delle 87 segnalazioni 25 sono in abito internazionale e su un numero molto inferiore di queste è stato ritenuto di dover aprire un’indagine interna.

Teme una ripercussione negativa sui finanziamenti?
Molto, perché quello che il pubblico percepisce è che Oxfam ha insabbiato e non è trasparente. Abbiamo già avuto, all’estero ma anche in Italia, delle revoche della campagna sms, o delle porte che si stanno chiudendo perché i nostro capitale principale, che è la fiducia, sta venendo meno. E’ a rischio qualche milione di euro.

Oxfam non ha davvero niente di cui rimproverarsi?
Oxfam deve rimproverarsi che questa vicenda sia avvenuta, ed è molto grave. Dopo di che non possiamo assicurare che nessuno delinquerà più, ma che ci sono i deterrenti perché quanto accaduto non si ripeta. E nel caso oggi siamo in condizione di agire rapidamente.

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