Cultura

Curvature esistenziali tra le periferie romane

Curvature esistenziali tra le periferie romaneGonzalo Puch

NARRATIVA «Teorema dell’incompletezza», l’esordio di Valerio Callieri edito da Feltrinelli

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 24 maggio 2017

In questa sua prima prova narrativa (vincitrice del premio Calvino dedicato a opere inedite) Valerio Callieri sorprende per la qualità di costruzione della narrazione unita ad una certa sfrontatezza nel veleggiare tra i cosiddetti misteri che ancora tracimano dagli Settanta fino ad oggi. Il Teorema dell’incompletezza (Feltrinelli, pp. 352, euro 18) non appartiene dunque a quei gialli che occhieggiano alla Storia per sostenerne la narrazione, ma al tempo stesso non rinuncia ad un gusto, ad una leggerezza del racconto che se da un lato regala poche sorprese da un punto di vista squisitamente letterario, dall’altro restituisce una lingua rapida ed efficace che poco ha da invidiare ad autori – più anglosassoni che italiani – già affermati.

LA PERFIDIA unita all’ironia di Callieri ricorda infatti quell’ambiguità un po’ cinica che contraddistingue un narratore come Jonathan Coe, ma senza che questo si trasformi in un gioco virtuosistico e autoreferenziae che sarebbe in verità difficile da sostenere efficacemente. Il teorema dell’incompletezza utilizza parte di quello che potrebbe essere definito un canone linguistico contemporaneo per superare la parodia imperante della provincia romana e del corrispettivo romanesco, della periferia (con la conseguente retorica in stile Magliana e affini) e del grande raccordo anulare ponendosi invece l’obiettivo chiaro di ricostruire una storia che sappia mischiare le parti, confondere l’ovvio.

Dal sobborgo in cui si mischiano le verità (soprattutto presunte) che circondano la vita apparentemente minima del padre del protagonista si dipana così un’indagine che prende avvio da un omicidio e da una pistola Beretta e che attraversa l’arco di quarant’anni dei misteri di una nazione in perenne confuso ripensamento. Una ricostruzione al tempo stesso minimale, ma epica; dolorosa quanto imbarazzante per i contenuti e per le piccolezze che vanno via via a rivelarsi sul confine dell’intimità privata di una famiglia piccolo borghese e quello dei palazzi che dovrebbero conservare e tutelare il valore delle istituzioni pubbliche.

UN ROMANZO sentimentale e rocambolesco che restituisce immagini di Roma sorprendenti sempre agendo sul pedale dello stereotipo e poi superandolo. Una narrazione generosa immersa tra i confini a tratti soffocanti di Centocelle in cui le speranze sono spesso legate a doppio filo alla capacità di dare forma ad illusioni senza possibilità.
L’indagine di Callieri si dipana in un doppio percorso, quello confuso e doloroso del protagonista e quello del lettore che segue un moderno Martin Eden un po’ attempato ancora alle prese con i rigurgiti della propria giovinezza. Ritratto di una generazione e della sua intelligenza il romanzo evidenzia con lampante lucidità i limiti di una qualità che si fa relazionale e tecnologica, ma comunque costretta inesorabilmente ad appoggiarsi sulle spalle di un passato ormai inutilizzabile eppure sempre così ostinatamente ingombrante.
Vero e proprio contraltare del bel romanzo di Teresa Ciabatti, La più amata (Mondadori), Teorema dell’incompletezza di Valerio Callieri, pur scontando una non sempre convincente cura narrativa, resta come un esordio interessante proprio per la sua capacità di insinuarsi tra i punti opachi della Storia pubblica privata. Tutto ciò che è pubblico, vien da pensare, è privato e quindi politico.

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