Lasciare in pace «chi produce» e fedeltà assoluta alla linea Nato: il liberismo e l’atlantismo vengono ribaditi a ogni occasione utile dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni.

Ieri è stata l’occasione dell’impegno filo-atlantico, anche se l’invio di armi più pesanti ha prodotto qualche increspatura tra i quaranta paesi convenuti a Ramstein. «Bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile» dice Guido Crosetto di fronte alla richiesta di un salto di qualità nell’invio di armi da parte di Kiev. Ospite del suo omologo a stelle e strisce Lloyd James Austin alla base aerea statunitense, il ministro della difesa ha partecipato alla riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina e ribadito la posizione del governo.

Il ministro ha spiegato che ogni nazione contribuirà con batterie antimissili e mezzi terrestri: dovrebbero aiutare gli ucraini a fronteggiare le dure battaglie previste per i prossimi mesi. «L’Ucraina è molto contenta dell’aiuto che il nostro paese riuscirà a dare – ha proseguito – Ma i dettagli saranno secretati». Dall’entourage di Crosetto parlano di «ferma determinazione nel continuare a sostenere la resistenza ucraina contro l’aggressione russa». «Tutti i partecipanti hanno confermato il pieno sostegno al popolo ucraino che sta combattendo a difesa della propria sovranità e dei valori democratici dell’Occidente», prosegue il dispaccio. Sono parole che tracciano una linea di continuità con il governo precedente. Era il 26 aprile scorso quando toccò a Mario Draghi andare a Ramstein. Anche in quell’occasione il segretario alla difesa aveva invitato governi e vertici militari dei paesi alleati per discutere degli sviluppi della guerra. a due mesi dall’invasione russa. Draghi era reduce dal discorso al parlamento italiano del presidente ucraino Zelensky. Si era impegnato: «Di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti, anche militari, alla resistenza».

Otto mesi dopo, la base aerea statunitense è la location perfetta per confermare la fedeltà all’impegno atlantico che Giorgia Meloni garantisce da tempo, nonostante le intemperanze putiniane di Silvio Berlusconi e le tentazioni filo-russe dei leghisti.

La scena politica italiana cambia totalmente, si passa dal governo tecnico dell’ex presidente della Bce a quello politico trainato dalla destra post-fascista, ma la collocazione internazionale resta la stessa. La garanzia di continuità è rappresentata anche dal ministro della difesa di Draghi, il dem Lorenzo Guerini, che in questa legislatura è stato eletto presidente del Copasir, postazione dalla quale gestisce i dossier sull’invio di armi.

«Oggi le nazioni che stanno aiutando l’Ucraina si sono incontrate per individuare come possono aiutare le forze armate di Kiev ad affrontare un probabile inasprimento del conflitto» spiega ancora Crosetto sintetizzando le posizioni espressa al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e a Oleksij Reznikov, il ministro della difesa ucraino.

C’è tempo anche per una commemorazione: qui a Ramstein il 28 agosto 1988 si verificò il terribile incidente aereo che coinvolse le Frecce tricolori: i tre piloti acrobatici italiani si schiantarono sul pubblico causando 67 vittime e 346 feriti. Infine, Crosetto ha ringraziato il personale in servizio al quartier generale della Nato Allied Air Command: «Anche attraverso il vostro prezioso lavoro l’Italia assume, ogni giorno di più, un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale e in seno all’alleanza atlantica, pilastro fondamentale della nostra sicurezza». È la formula sovranista della fedeltà atlantica, garanzia di legittimità per il governo Meloni.