Stamattina ci sarà il discorso di Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione: la presidente della Commissione, che è giunta a metà mandato, dovrebbe annunciare le proposte concrete di Bruxelles per far fronte alla crisi dell’energia, mentre l’inverno dei grandi rischi si avvicina. Nel primo pomeriggio, è prevista una conferenza stampa del vice-presidente Frans Timmermans e della commissaria all’Energia, Kadri Simson, sugli interventi d’urgenza sui prezzi dell’energia.

Ieri, su questo tema si è riunito il collegio dei commissari. Venerdì scorso c’è stato un vertice – sempre d’emergenza – dei ministri dell’Energia dei 27, che si sono dati un nuovo appuntamento per il 30 settembre. Poi la decisione probabilmente passerà al Consiglio, il 6 ottobre a Praga (in agenda c’è la proposta di Emmanuel Macron per la creazione di una Comunità politica europea, per includere in un cerchio più ampio dell’adesione alla Ue anche i paesi vicini, dalla Svizzera alla Gran Bretagna e alla Turchia, con l’Ucraina come prima preoccupazione).

LA UE È IN AFFANNO, serpeggia un sentimento di necessaria accelerazione, anche se ci sono già state le prime decisioni: gli stock di gas sfiorano il 90% e la diversificazione dei fornitori ha fatto calare la dipendenza dalla Russia dal 40 al 9% (media Ue).

Su alcuni punti del programma Ue c’è già un accordo: diminuire la domanda, cioè fare economie di energia (meno 15%, deciso a luglio), in particolare nelle ore di punta (anche se restano divergenze sull’obbligatorietà, la Commissione propone un meno 5%); rafforzamento della liquidità sui mercati dell’energia per evitare il fallimento dei distributori (si rischia una nuova Lehman Brothers); un tetto ai profitti dei produttori di energie a basso costo (rinnovabili, nucleare) che però non scoraggi gli investimenti (dovrebbe essere a 180 euro il kilowattora) e, infine, un «contributo di solidarietà temporaneo» dalle imprese di energia fossile per aiutare i più vulnerabili (famiglie e imprese), 33% sui profitti oltre il 20% di quelli medie degli ultimi tre anni.

La Commissione ha anche proposto un’analisi del costo del gas sul mercato mondiale (perché la Ue deve pagare più caro?), con l’obiettivo a breve di mettere un tetto alle importazioni dalla Russia via pipeline, cioè un gas che non può essere destinato altrove. Ma questo ultimo capitolo è in queste ore messo tra parentesi, perché permangono divisioni tra i 27 e la Russia di fatto sta chiudendo i rubinetti. Oggi potremmo saperne di più.

La Commissione comunque mira a misure di emergenza, per far calare i prezzi.

PIÙ A LUNGO TERMINE, c’è una seconda tappa: la riforma del mercato dell’energia. In questo contesto si parlerà del decoupling tra prezzo dell’elettricità e prezzo del gas (è il prezzo marginale, cioè quello dell’ultima centrale chiamata in azione, a determinare il prezzo dell’elettricità, e in questo periodo sono le centrali a gas, le più care). Questo sistema di mercato europeo ha finora protetto dai black out. A più lungo termine, la Ue dovrà tener conto della transizione in corso sul mix di energia, che nel 2030 sarà diverso da oggi: il progetto europeo prevede più del 40% di rinnovabili, economie di energia, lo sviluppo dell’idrogeno verde. Ci sarà bisogno di molti investimenti. Ieri a Strasburgo, la prima ministra finlandese Sanna Marin in un intervento ha sottolineato che sono necessari interventi a breve per ridurre i prezzi dell’energia e per i problemi del commercio di prodotti derivati. Ma in un periodo più lungo, come stabilito da Fit for 55, sono necessari investimenti nelle rinnovabili, per diversificare gli approvvigionamenti e sulle capacità di stock.